Medio Oriente è stallo sui negoziati. Secondo l’Unicef la crisi umanitaria a Gaza è gravissima

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E’ ancora giallo sullo stato del processo per arrivare ad una tregua tra Israele ed Hamas. Se da un lato gli Usa avevano espresso cauto ottimismo sui negoziati, la rete televisiva saudita Al-Arabiya ha riferito che “non c’è ancora una svolta nelle trattative per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi”. Secondo l’emittente, che cita fonti egiziane, persistono “ostacoli che impediscono di raggiungere un accordo. Hamas non ha detto quanti rapiti sono ancora vivi, e Israele non accetterà di permettere a tutti i palestinesi sfollati nel Sud della Striscia di Gaza di tornare liberamente nel Nord”.

Nel frattempo secondo fonti palestinesi, esponenti di spicco di Hamas e dei ribelli Houthi dello Yemen si sarebbero incontrati per discutere del coordinamento delle loro azioni contro Israele. Secondo il Times of Israel che cita media internazionali, Hamas, la Jihad islamica e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina hanno avuto con gli Houthi “un importante incontro” la scorsa settimana. Ricordiamo che Hamas e gli Houthi appartengono “all’asse della resistenza”, un insieme di movimenti sostenuti dall’Iran ostili a Israele e agli Stati Uniti che comprende anche gli Hezbollah libanesi e le milizie irachene.

Israele continua le operazioni a sud di Gaza. Secondo un portavoce militare israeliano, sono stati “27 i terroristi” di Hamas uccisi in varie azioni nelle ultime 24 ore sia a Nuseirat, nella parte centrale di Gaza sia a Khan Yunis a sud, vera e propria roccaforte di Hamas sulla strada per Rafah. Sul posto , sempre secondo il portavoce, sono stati anche distrutti depositi di armi di Hamas.

Gli Stati Uniti dal canto loro, “non sostengono” un’operazione militare israeliana a Rafah che non contempli un piano per l’evacuazione e la protezione dei civili. Lo ha ribadito il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden incontrando il capo del governo irlandese Leo Varadkar in una dichiarazione congiunta “hanno riaffermato il loro impegno nei confronti del diritto di Israele all’autodifesa in linea con il diritto internazionale, hanno sottolineato l’urgente necessità di aumentare in modo significativo le consegne di assistenza umanitaria salvavita in tutta Gaza, hanno discusso della necessità cruciale di prevenire l’escalation regionale, e hanno sottolineato il loro punto di vista condiviso secondo cui la soluzione dei due Stati resta la strada percorribile verso una pace duratura”.

La Turchia parla di ‘fallimento’ della diplomazia. Gli sforzi diplomatici “non sono riusciti a impedire i crimini di guerra di Israele nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan. “Sette Paesi sono stati incaricati di agire a nome del mondo islamico per fermare la tragedia in Palestina. Grazie agli sforzi del gruppo è prevalsa l’idea che il problema debba essere risolto secondo il principio dei due Stati, con un cessate-il-fuoco immediato e la fornitura senza ostacoli degli aiuti umanitari. Tuttavia, i nostri intensi sforzi diplomatici non sono riusciti a fermare i crimini di guerra di Israele nella Striscia di Gaza”, ha aggiunto Fidan.

Aiuti via mare a Gaza: terminato il primo carico. Sono stati tutti scaricati a terra gli aiuti umanitari giunti via mare sulle coste di Gaza. Si tratta della prima spedizione marittima internazionale a raggiungere il territorio devastato dalla guerra. Lo ha reso noto l’ong statunitense che sta dietro all’iniziativa insieme alla ong spagnola Open Arms.

Secondo l’Unicef la crisi umanitaria è gravissima. “Il 31% dei bambini sotto i 2 anni nel nord della Striscia di Gaza soffre di malnutrizione acuta, un aumento sconcertante rispetto al 15,6% (di gennaio). La malnutrizione si sta diffondendo rapidamente e sta raggiungendo livelli devastanti a causa degli impatti di vasta portata della guerra e delle continue restrizioni alla fornitura di aiuti”, scrive su X Mena/Medio Oriente e Nord Africa. Nelle ultime settimane, almeno 23 bambini nel nord della Striscia di Gaza sono morti per malnutrizione e disidratazione.