Putin firma l’indipendenza di Donetsk e Lugansk. Pronte le sanzioni internazionali

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La crisi ucraina tiene il mondo con il fiato sospeso. Con la firma in diretta tv del documento che riconosce l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, il Cremlino bissa l’operazione Georgia. Nel 2008 stesso documento firmato dal numero uno del Cremlino per annettere Ossezia del sud e Abkhazia. “Oggi il Cremlino ha copiato e incollato parola per parola il decreto della Georgia del 2008”, ha detto all’Onu, alzando un foglio stampato l’ambasciatore ucraino alle Nazioni Unite Sergiy Kyslytsya . “Nessuna creatività”, ha aggiunto. “La fotocopiatrice del Cremlino funziona molto bene.”

Dopo la firma del documento, Putin ha ordinato l’invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, a suo dire, di “assicurare la pace”. Testimoni hanno parlato di una colonna di blindati nella Repubblica separatista di Donetsk e nei territori filorussi riconosciuti da Mosca. Nella notte due soldati ucraini sono stati uccisi e altri 12 sono rimasti feriti da colpi di mortaio.

La replica di Volodimyr Zelensky: “Non abbiamo paura della Russia”. In un discorso alla nazione, il presidente ha ribadito che gli ucraini non cederanno “un solo pezzo” del Paese. L’Ucraina esige “severe sanzioni” contro la Russia ha poi aggiunto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. “Ci attendono prove difficili. Ci saranno perdite. Dovremo attraversare il dolore, superare la paura e la disperazione. Ma vinceremo senza dubbio, siamo sulla nostra terra”, ha quindi dichiarato il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov, rivolgendosi all’esercito ucraino.

Le reazioni internazionali. L’Italia per bocca del premier Draghi e del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha definito inaccettabile quanto successo a Mosca con la firma di Putin. “Oggi pomeriggio qui a Parigi si terrà il consiglio europeo dei ministri degli Affari Esteri in cui daremo l’ok politico alle sanzioni nei confronti della Russia: quello che è avvenuto ieri con il riconoscimento da parte della Russia delle due repubbliche autoproclamate del Donbass è inaccettabile e l’Italia è assolutamente convinta nel procedere sulla strada delle sanzioni”. L’Italia è “assolutamente convita nel procedere sulla strada delle sanzioni” ha concluso il ministro.

Le mosse dell’Unione europea. Josep Borrell ha confermato che oggi pomeriggio verranno approvate le prime sanzioni nei confronti di Mosca. L’Alto Rappresentante per la Politica Estera Ue ha precisato che nel pomeriggio si terrà un “Consiglio degli Affari Esteri informale” e si è detto “certo del voto unanime” dei Paesi membri. In mattinata a Bruxelles, proprio in quest’ottica, si sono riuniti gli ambasciatori dei 27 Paesi Ue (Coreper).

Parigi, presidente di turno dell’Unione, ha parlato di sanzioni “proporzionate contro entità e individui russi”. “L’elenco dei destinatari è in fase di elaborazione, punteremo su una serie di attività localizzate nel Donbass e direttamente legate agli interessi russi e le adatteremo agli sviluppi attuali”, ha spiegato l’Eliseo. Vladimir Putin è in preda a “una sorta di deriva ideologica” e nel suo discorso ha messo insieme considerazioni “rigide e paranoiche”. Secondo l’Eliseo, il presidente russo “ha fatto una scelta molto chiara di rompere i suoi impegni, non rispettando la parola data ad Emmanuel Macron”.

Per Berlino “la Russia si è tolta la maschera”. Secondo l’ambasciatore tedesco all’Onu Antje Leendertse, Mosca ha finalmente rivelato le sue vere intenzioni, dispiegando le truppe nelle regioni orientali dell’Ucraina spacciandole per forza di pace. “Con i nostri alleati e partner adotteremo misure ferme ed adeguate in risposta alla violazione del diritto internazionale da parte della Russia che avrà gravi conseguenze economiche, politiche e geostrategiche”, ha affermato Leendertse.

L’Ungheria si allinea con l’Ue. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha assicurato che il suo Paese sosterrà la posizione dell’Europa sulla crisi ucraina, malgrado l’esecutivo di Budapest non abbia subito condannato la proclamazione dell’indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Lugansk da parte di Mosca. “Stanotte ho parlato con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel chiarendo che l’Ungheria è parte della posizione comunitaria. I negoziati continuano” ha affermato Orban in un post pubblicato su Facebook.

Dure condanne arrivano anche dalla Croazia e dal presidente del Montenegro Milo Djukanov. Citato dai media regionali, Djukanovic ha ribadito che il Montenegro fornisce sostiene l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Il Montenegro, che è impegnato nel negoziato di adesione alla Ue, nel 2017 è entrato a far parte della Nato, nonostante la forte opposizione della Russia. Dei Paesi della ex Jugoslavia, oltre al Montenegro fanno parte dell’Alleanza atlantica anche Slovenia, Croazia e Macedonia del Nord, mentre la Serbia ha sempre mantenuto una posizione di neutralità militare, pur essendo legata a Mosca da una storica amicizia e alleanza.

La posizione degli Usa. Joe Biden ha già firmato un bando sugli investimenti e le attività commerciali e finanziarie da parte degli americani nelle regioni separatiste dell’Ucraina, ma la Casa Bianca ha annunciato nelle prossime ore, ulteriori sanzioni. Un coro di voci democratiche e repubblicane si è detto favorevole a un’azione forte ora, prima che il presidente della Russia Vladimir Putin estenda il suo controllo al di là del Donbass. nella notte gli Usa, hanno spostato i propri diplomatici in Polonia per motivi di sicurezza.

Sanzioni anche da Regno Unito e Giappone. Il premier britannico Boris Johnson annuncerà sanzioni “importanti” contro la Russia. La “prima raffica di sanzioni economiche britanniche contro la Russia” sarà resa nota oggi, ha detto Johnson, avvertendo che Putin è deciso a “un’invasione su vasta scala dell’Ucraina”

Il Giappone accusa Mosca di aver violato le leggi internazionali e di non aver rispettato gli accordi di Minsk del 2014. Il premier nipponico Fumio Kishida ha dichiarato: “Se si dovesse verificare un’invasione in Ucraina, il Giappone continuerà a seguire da vicino la situazione e lavorerà al fianco dei Paesi del G7 e le nazioni della comunità internazionale per organizzare delle risposte appropriate, inclusa l’applicazione di sanzioni”. Il Giappone da tempo è in conflitto con la Russia anche sul fronte delle Isole Curili, i territori a nord dell’Hokkaido che l’esercito russo occupò a pochi giorni dalla resa incondizionata del Giappone.