Segnali di escalation tra India e Pakistan. Rubio: “Evitare errori di calcolo”


Segnali di escalation tra India e Pakistan con le truppe di quest’ultimo che si stanno ammassando verso le zone di confine. Colpiti inoltre l’aeroporto di Pathankot e la base aerea di Udhampur in quella che sembra a tutti gli effetti una rappresaglia “occhio per occhio”. L’esercito ha fatto sapere che il nome dell’Operazione è ‘Bunyanun Marsoos’, un nome ripreso da un versetto coranico che significa ‘muro indistruttibile’.
Nella risposta pakistana agli attacchi dell’India, sono state prese di mira anche le basi aeree indiane utilizzate per lanciare missili contro il Pakistan. Nella città di Jammu, i raid hanno provocato almeno cinque vittime. Al quarto giorno di confronto militare le loro operazioni si sono intensificate anche con attacchi condotti con missili e droni.
Pakistan pronto all’offensiva. Islamabad, ha dichiarato il ministro della Difesa Khawaja Muhammad Asif, è pronto per un prossimo livello di conflitto con l’India, ma rimane aperto a una de-escalation attraverso il dialogo: “Se la guerra dovesse intensificarsi, siamo pronti, e se ci saranno colloqui seri per una de-escalation, siamo pronti anche per questo”. Il ministro non ha voluto fare ipotesi sui limiti dell’escalation ma, ha sottolineato, “una guerra su vasta scala tra due potenze nucleari non rimarrà limitata a questa regione; dovrebbe essere una preoccupazione per il mondo intero”.
Perché si è arrivati a questo punto. A far traboccare un vaso pieno da tanto tempo, è stato l’episodio di martedì 22 aprile, quando un gruppo di terroristi ha fatto strage di turisti indù a Pahalgam, nella regione del Jammu e Kashmir, amministrata dall’India. L’attacco – che ha provocato 26 vittime – è stato rivendicato dal gruppo terroristico islamico “Fronte della Resistenza”, frangia affiliata al gruppo pakistano “Lashkar-e-Taiba”. Il governo indiano ha ipotizzato un coinvolgimento dell’esercito pakistano nella vicenda ed è partita una dura reazione che ha dapprima coinvolto le diplomazie e gli accordi commerciali, tra cui la sospensione del noto Trattato sulle acque dell’Indo, firmato nel 1960, che permette l’irrigazione necessaria all’agricoltura ai due Paesi. A seguire, Dehli ha fatto scattare l’operazione militare anti terroristica “Sindoor”.
Gli appelli alla de-escalation. La Cina ha esortato le due potenze nucleari ad evitare ogni ulteriore passo verso un escalation del conflitto. “Invitiamo con fermezza sia l’India che il Pakistan a dare priorità alla pace e alla stabilità, a mantenere la calma, a esercitare moderazione e a tornare sulla strada della risoluzione politica attraverso mezzi pacifici, evitando misure che potrebbero aumentare ulteriormente le tensioni”, ha affermato il Ministero degli Esteri di Pechino in una nota.
Marco Rubio: “evitare qualsiasi errore di calcolo”. Anche il Segretario di Stato americano ha esortato i due Paesi a ristabilire linee di comunicazione dirette per evitare ‘errori di calcolo’. Rubio ha poi avuto due telefonate con i ministri degli esteri delle due potenze nucleari asiatiche, sottolineando “che entrambe le parti devono individuare metodi per ridurre l’escalation e ristabilire una comunicazione diretta”.
Tajani: “Chiediamo un’immediata de-escalation”. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha fatto sapere che è stata firmata dai “ministri del G7, in rappresentanza di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, e l’Alto rappresentante dell’Unione Europea”, “una dichiarazione per condannare fermamente l’atroce attacco terroristico di Pahalgam del 22 aprile. Invitiamo India e Pakistan a dare prova della massima moderazione. La continua escalation militare rappresenta una seria minaccia per la stabilità regionale. Siamo profondamente preoccupati per la sicurezza dei civili da entrambe le parti. Chiediamo un’immediata de-escalation e incoraggiamo entrambi i paesi ad avviare un dialogo diretto per giungere a una soluzione pacifica. Continuiamo a monitorare attentamente gli eventi ed esprimiamo il nostro sostegno a una risoluzione diplomatica rapida e duratura”.