Trattato internazionale per le pandemie: l’Italia firma. Dubbi sull’Oms in Cina

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L’Italia insieme al resto del mondo si prepara ad affrontare un futuro di pandemie. Il premier Mario Draghi ha firmato l’appello per un nuovo Trattato internazionale per la preparazione e la risposta a futuri eventi drammatici e imponderabile come il Covi-19.

Si tratta di una proposta congiunta del presidente del Consiglio europeo Charles Michel e del direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus e fa seguito a un editoriale pubblicato su diverse testate giornalistiche del mondo a firma, tra gli altri, anche di leader europei come Mario Draghi, Boris Johnson, Emmanuel Macron, Angela Merkel e Mark Rutte.

Charles Michel: “Non è una questione di se, ma di quando ci sarà la prossima pandemia”. Questa l’opinione del presidente del Consiglio europeo, secondo cui, “dobbiamo prepararci ad affrontarla. Dobbiamo assicurare un giusto accesso a medicine e vaccini. Questa pandemia ha messo in evidenza debolezze e divisioni, è tempo di unirci e mettere in atto una difesa contro le pandemie”.

Ghebreyesus: “Il momento di agire è ora”. Per il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità, “il mondo non può aspettare la fine di questa pandemia per prepararsi a lottare contro la prossima”.

Tuttavia c’è un problema che riguarda proprio l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la gestione dell’attuale pandemia. Gli Stati Uniti infatti, non nascondono la propria preoccupazione sulla metodologia e sul processo con cui l’Organizzazione sta cercando di far luce sulle origini del Covid. La recente missione in Cina nei laboratori di Wuhan, dai quali molti credono ancora fermamente sia fuggito il virus, nonostante le dichiarazioni finali, sembra essere stato un gigantesco flop.

La visita degli esperti a Wuhan, è durata poche ore. In base a questa ricognizione flash, l’Oms avrebbe decretato che nessun virus avrebbe potuto uscire dai laboratori, in cui tra l’altro non vi è stata trovata traccia, nonostante molti esperti affermassero che proprio a Wuhan si studiasse il coronavirus. Al contrario, secondo il team di 34 esperti internazionali e dei loro colleghi cinesi, è considerata “da probabile a molto probabile” l’ipotesi che il Covid-19 sia stato trasmesso all’uomo da un pipistrello attraverso un animale intermedio, al momento però, ancora sconosciuto.

Nessuna soluzione è arrivata anche sull’ipotesi di una trasmissione diretta all’uomo attraverso la carne congelata. Secondo l’Oms, la probabilità è “molto bassa”, ma non è esclusa, soprattutto perché la Cina ha insistito molto su questa idea.

Dunque il dubbio che attanaglia gli Usa, ma anche molti esperti e studiosi, è proprio che la Cina, abbia ‘forzato la mano’ agli esperti, per far stilare un rapporto ‘soft’ che allontani le colpe della diffusione del virus Sars-CoV-2 da Pechino. Non dimentichiamo che per mesi, i cinesi hanno impedito un’indagine indipendente sul proprio territorio. L’ok alla missione di gennaio è arrivato solo dopo un lungo negoziato e il blocco del team di esperti per alcuni giorni.

Fondata nel 1948, l’Oms ha una struttura finanziaria molto articolata. Nel 2017, per esempio, per circa l’80% i suoi fondi sono stati dirottati verso specifici progetti indicati dagli stessi donatori. Fino allo stop di Trump, il maggior contribuente dell’Organizzazione mondiale della Sanità sono stati gli Usa. Al secondo posto c’è la Fondazione di Bill Gates e di sua moglie Melinda. Per quanto riguarda i singoli Paesi, i maggiori contribuenti dell’Oms sono la Gran Bretagna con 434 milioni di dollari al biennio, seguita da Germania, Giappone e poi dalla Cina, presente con 86 milioni di dollari in quote regolari e contributi volontari. Il punto critico, sostengono gli osservatori, consiste proprio nel fatto che l’Oms, con questa struttura, sarebbe suscettibile all’influenza dei vari Stati e soggetti finanziatori in base alle loro capacità politica e finanziaria.