Bonafede è salvo, il Senato boccia le due mozioni di sfiducia. Iv vota “no” ma riconosce i temi sollevati

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“Sono soddisfatto, ora al lavoro”. Questo il primo commento a caldo di Alfonso Bonafede dopo che il Senato ha respinto le due mozioni di sfiducia nei suoi confronti. Bocciata dunque sia quella del centrodestra (con 131 sì, 160 no, 1 astenuto) che la mozione Bonino, di +Europa insieme ad Azione di Carlo Calenda (con 158 no, 124 sì, 19 astenuti).

Italia viva ha tenuto alta la tensione fino alla fine, ma poi – nonostante Matteo Renzi abbia riconosciuto l’importanza dei temi sollevati dalle due mozioni – i 17 senatori, ago della bilancia per la tenuta dell’esecutivo, hanno votato contro. “Bisogna rifiutare la cultura del sospetto”, ha concluso il leader di Iv. A Renzi ha dunque replicato Bonafede: “Ho sempre rigettato l’idea di una giustizia divisa tra giustizialismo e garantismo. La stella polare è la Costituzione”.

Ma l’importante per il guardasigilli è che la maggioranza abbia dunque trovato una sintesi. Anche perché un solo voto contrario si sarebbe tradotto nell’immediato aprirsi di una crisi di governo. Ma il Pd – nonostante abbia bocciato entrambe le mozioni – si è comunque lamentato dell’operato del ministro Bonafede. E lo ha fatto per bocca di Orfini: “Le politiche per la giustizia di questo governo sono pessime e devono cambiare radicalmente. E spetta al Pd chiederlo. Anzi “esigerlo”, scrive su Twitter il deputato Dem.

Durante il suo discorso in mattinata, il ministro della Giustizia ha tentato di scacciare ancora una volta le ombre sul caso della mancata nomina del magistrato antimafia Nino Di Matteo a capo del Dap nel 2018. “Ormai la vicenda è stata a dir poco sviscerata in ogni sua parte e sono stati ampiamente sgomberati tutti gli pseudo-dubbi – ha detto Bonafede -. La scelta del capo del Dap fu discrezionale, nessun condizionamento. Non sono più disposto a tollerare alcuna allusione o ridicola illazione”. Quanto alla gestione delle carceri in fase di emergenza Coronavirus, Bonafede ha insistito col dire che è “totalmente falsa l’immagine di un governo che avrebbe spalancato le porte delle carceri addirittura per i detenuti più pericolosi”. A prescindere da dove stia la verità, Bonafede è salvo. L’esecutivo anche.