Cdm, via libera al Dpfp. Nella Manovra fisco, famiglie, lavoro e spese per la Difesa


Il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento programmatico di finanza pubblica, che sostituisce la Nadef ossia la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanze e contiene l’aggiornamento del quadro macroeconomico.
Nella legge di Bilancio, la quarta dell’esecutivo Meloni, il governo ha fissato i margini per le prossime misure economiche: deficit al 3% già quest’anno, Pil allo 0,5% nel 2025 e allo 0,7% nel 2026, con un potenziale effetto espansivo di un decimale derivante dalla Manovra. Il testo, illustrato ieri in Cdm, verrà inviato a Bruxelles e alle Camere, che hanno già calendarizzato l’esame in Aula per il prossimo 9 ottobre.
Le spese per la Difesa ammontano a 12 miliardi in tre anni. Nel Dpfp si dà conto dell’incremento dello 0,15% del Pil nel 2026, di 0,3% nel 2027 e di 0,5 nel 2028 da destinare alle spese della difesa. Tale incremento è subordinato all’uscita dalla procedura di disavanzo eccessivo, alla luce del profilo dell’indebitamento previsto da tale documento.
La priorità da cui si parte è però il taglio dell’Irpef, che interesserà quest’anno il ceto medio, con una riduzione di due punto della seconda aliquota dal 35% al 33% per i redditi da 28mila a 50mila euro. Si studiano anche nuove misure per le famiglie, a partire da un nuovo intervento sulle detrazioni con il quoziente familiare.
Sanità e imprese. “Per quest’ultime si lavora anche a uno strumento incentivante orizzontale con risorse nazionali ” annuncia il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Per la Sanità l’obiettivo è raccogliere 2-3 miliardi in più oltre ai 4 già previsti dalla scorsa legge di Bilancio: l’urgenza è di migliorare gli stipendi e far entrare nuove persone, mentre al ministero della Salute si lavorerebbe già a un piano da 27 mila assunzioni, dando la priorità agli infermieri.
La Manovra potrebbe rinnovare anche le risorse per le Zes (Zone economiche speciali): “L’impegno del governo con Confindustria – spiega il sottosegretario per il Sud Luigi Sbarra – è quello che la dotazione finanziaria venga confermata e migliorata”. Le banche, infine, in attesa dell’avvio delle negoziazioni con il governo sull’ipotetico contributo per la Manovra, avvertono: “Il 2026 e il 2027 saranno molto sfidanti per gli istituti, con i rischi dell’export dovuti ai dazi” lo sottolinea il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli.