Crisi istituzionale. Conte rinuncia. Mattarella chiama Cottarelli. Ira di Salvini e Di Maio

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Tutto da rifare. Dopo due mesi di lavoro da parte di M5S e Lega per formare un esecutivo, i passi avanti si sono fermati ieri sera quando c’è stato lo stop del Presidente della Repubblica Mattarella per il nome di Paolo Savona al ministero dell’Economia. A quel punto il premier incaricato Giuseppe Conte ha rimesso il mandato da primo ministro. In serata Mattarella ha chiamato l’economista Carlo Cottarelli, l’ex commissario alla spending review del governo Renzi, persona che non dispiaceva né al M5s né alla Lega per il lavoro da lui a suo tempo svolto sui tagli alla spesa pubblica.

Immediata l’ira dei partiti che si erano presi carico di formare il governo, M5S e Lega. Salvini ha detto di volere subito il ritorno alle urne, “subito la data delle elezioni o andiamo a Roma” mentre il leader pentastellato Di Maio ha chiesto l’impeachment del Capo dello Stato.

Il discorso di Mattarella. “Ho agevolato il tentativo di dar vita a governo” tra M5s e Lega, “ho atteso i tempi per farlo approvare dalle basi militanti”, ha detto il Capo dello Stato dopo la rinuncia di Conte. “Io devo firmare” i decreti per le nomine dei ministri “assumendone la responsabilità istituzionale, in questo caso il presidente della Repubblica svolge un ruolo di garanzia che non ha subito né può subire imposizione”, ha affermato ancora Mattarella.

L’incertezza della nostra posizione nell’Euro ha posto in allarme investitori italiani e stranieri che hanno investito in titoli e aziende. L’aumento dello spread aumenta debito e riduce la possibilità di spese in campo sociale. Questo brucia risorse e risparmi delle aziende e prefigura rischi per le famiglie e cittadini italiani”, con un rischio anche per i mutui. La decisione di non accettare il ministro dell’Economia “non l’ho presa a cuor leggero”, ha spiegato Mattarella parlando al Quirinale, ora da alcune forze politiche mi si chiede di andare alle elezioni. Prenderò delle decisioni sulla base dell’evoluzione della situazione alle Camere.

In realtà Mattarella ha dato una visione diversa della crisi istituzionale affermando di aver fatto tutto il possibile per agevolare la formazione di governo, ma di essersi trovato di fronte a un muro dei due schieramenti politici sulle varie soluzioni alternative proposte dal Capo dello Stato. In particolare, tra le proposte avanzate da Mattarella per sbloccare la crisi ci sarebbe stata l’offerta di nominare come ministro dell’Economia, invece di Paolo Savona, il vice segretario della Lega Giancarlo Giorgetti, un esponente politico del Carroccio con posizioni critiche verso le politiche di austerità dell’Europa. Al Quirinale giudicano quindi inspiegabile il motivo per cui si sia preferito rompere l’accordo di governo pur di non accogliere la preoccupazione del Quirinale, accettando un nome altrettanto forte quanto quello di Savona, che avrebbe portato il suo peso politico nella compagine di governo.

Le parole di Salvini. “Abbiamo dimostrato buon senso, generosità, responsabilità. Abbiamo rinunciato al presidente della Camera, al presidente del Senato, alla presidenza del Consiglio. Abbiamo finito di rinunciare. Quello che dovevamo fare, l’abbiamo fatto”.

L’ira di Di Maio. “Avevamo espresso Conte come presidente del consiglio, avevamo una squadra di ministri, eravamo pronti a governare e ci è stato detto no perché il problema è che le agenzie di rating in tutta Europa erano preoccupate per un uomo che andava a fare il ministro dell’Economia. Allora diciamocelo chiaramente che è inutile che andiamo a votare tanto i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziare e bancarie, sempre gli stessi”.

“Prima attiviamo l’articolo 90 (la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, ndr) e poi si va al voto, perché bisogna parlamentarizzare questa crisi”, ha detto ancora Di Maio in una intervista telefonica a Fabio Fazio a “Che tempo che fa” su Rai1.

Di un’altra visione Matteo Renzi, ex segretario Pd che dichiara: “Salvini non voleva governare: ha fatto promesse irrealizzabili, ha paura delle sue bugie, altro che Flat Tax e Fornero – ha scritto su twitter l’ex premier -. E quindi ha usato l’alibi di un ministro per far saltare tutto: vecchio stile leghista. Ma minacciare #Mattarella è indegno. Sulle Istituzioni non si scherza”.