Draghi si dimette e scattano i cambi di casacca. Possibile il voto a settembre

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Il presidente della Camera, Roberto Fico, ha letto nell’Aula della Camera la lettera con cui Mario Draghi ha comunicato le sue dimissioni dalla carica di presidente del Consiglio.

La caduta del Governo segna profonde spaccature anche all’interno dei partiti. Dopo Mariastella Gelmini a lasciare FI è anche Renato Brunetta “non votando la fiducia a Draghi, Forza Italia ha tradito la sua storia e i suoi valori. Non sono io che lascio, è Forza Italia che lascia se stessa” ha detto il ministro della Pubblica Amministrazione. A stretto giro è arrivato anche l’addio di Andrea Cangini che ha deciso di votare la fiducia a Draghi in controtendenza con le decisioni del partito. Lascia invece i 5S la deputata pugliese Soave Alemanno, che in questi giorni ha criticato la scelta del partito di non sostenere il governo Draghi.

Intanto il Pd Enrico Letta punta il dito contro chi non ha votato la fiducia: “non faccio classifiche di responsabilità”. Chi ieri non ha votato la fiducia “non sa quello che ha fatto, quello che ha combinato. Ci renderemo conto presto dei danni al nostro Paese” e i responsabili dovranno pagare le conseguenze nelle urne. Poi il segretario dem ha fatto sapere che proporrà a tutte le formazioni politiche in campagna elettorale “di firmare un patto, affinché tutti rispettino il processo delle riforme legate al Pnrr”.

Un’altra preoccupazione è quella di chiudere comunque l’iter parlamentare del disegno di legge sulla concorrenza, una delle riforme legate al Pnrr: su questo, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, è in corso un confronto tra i gruppi della ormai ex maggioranza. Una delle ipotesi, su cui ci sarebbe già un’intesa di massima, sarebbe quella di stralciare gli elementi ancora divisi, in particolare le misure sui taxi.

Dunque l’Italia si avvia al voto. Due le possibili date: il 18 o il 25 settembre, per velocizzare il più possibile questo passaggio e avere così un governo nel pieno delle proprie funzioni. In questo modo si potrà dare al prossimo esecutivo il tempo necessario per disegnare la legge di bilancio e raggiungere gli obiettivi del Pnrr del secondo semestre dell’anno. Archiviata dunque, l’ipotesi del 2 ottobre.