Elezioni, dialogo Calenda – Renzi. Centrodestra, Meloni: “Chi prenderà più voti farà il premier”. M5S, niente Di Battista e Casalino

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Il centrodestra riunisce questa mattina il tavolo per definire il programma elettorale, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ribadisce che se il suo partito otterrà il maggior numero di voti nella coalizione, proporrà il suo nome per Palazzo Chigi.

E in merito al nome del futuro premier interviene il leader della lega Matteo Salvini: “Se prende un voto in più Giorgia Meloni, il premier lo fa Giorgia Meloni. Se prende un voto in più Matteo Salvini, lo fa Matteo Salvini. Più chiaro, bello e lineare di così non si può”, ha detto il leader della Lega Matteo Salvini. “Questa è la democrazia – ha aggiunto – dall’altra parte invece c’è il gratta e vinci tra Letta, Renzi, Calenda, Di Maio, Bonino, Speranza, Conte, Fratoianni e chi più ne ha più ne metta”. Salvini poi ripropone il suo cavallo di battaglia: “Vogliamo estendere la flat tax al 15% anche ai lavoratori dipendenti”.

Sempre nel centrodestra interviene il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi: “Sul mio futuro vedremo. Nel mio partito mi hanno assalito, mi hanno detto, è importante che mi candidi, ora ci penso e poi decidiamo. Forza Italia non ha un nuovo simbolo: abbiamo solo aggiunto un elemento del Ppe che in tutta Europa rappresenta il centro vero, alternativo alla sinistra, non cartello elettorale nato dal nulla ma il continuatore della tradizione liberale cristiana e atlantista. Noi sempre dalla parte dell’Occidente e del mondo libero: il prossimo governo avrà una politica atlantista, di questo noi saremo garanti”, ha ribadito Berlusconi, aggiungendo: “La Flat tax ha fatto aumentare anche del 30% le entrate per lo Stato: non vogliamo creare ulteriore deficit. Con la crescita che produrremo avremo l’abbassamento delle tasse anche sotto il 20%. La flat tax sarà nel programma dei cento giorni, è il punto più importante del programma”.

In casa M5S si lavora alle candidature ma nelle liste non compaiono i nomi né di Alessandro Di Battista e né di Rocco Casalino. Giuseppe Conte ha nuovamente chiuso le porte al Partito democratico. “Mi dispiace per il disastro politico del Pd. Non ci sono i presupposti politici e programmatici per una intesa, l’ennesima testimonianza – ha sottolineato il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli – che la storia tra le due forze politiche è ormai giunta a un punto morto, almeno per quel che riguarda un possibile accordo elettorale.

Dopo lo strappo dal Pd, Carlo Calenda congela l’incontro con Renzi: “Ci sentiremo presto”, dice. Il leader di Italia Viva replica: “Sarebbe un errore non fare un percorso insieme. Carlo Calenda e i suoi devono decidere se fare o no l’accordo con noi, se fare una lista unica. Il Terzo polo sarebbe la grande sorpresa delle elezioni e si potrà chiedere a Draghi di rimanere a Palazzo Chigi”