L’Italia invia la lettera a Bruxelles: taglio di due miliardi per evitare la procedura di infrazione Ue

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La lettera per placare gli animi a Bruxelles è partita da Roma nottetempo. Il governo vuole rassicurare l’Europa sui conti pubblici e sulla volontà dell’Italia di rispettare gli impegni, senza però rinunciare all’esigenza primaria di abbassare le tasse. In quest’ottica l’esecutivo ha annunciato un taglio da due miliardi di spesa pubblica per evitare la procedura di infrazione.

Se queste sei pagine serviranno a rassicurare i 27 Stati membri dell’Unione europea, il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e i presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, si saprà solo all’arrivo del primo feedback Ue.

Il governo per l’occasione ha rispolverato la compattezza nel tentativo di evitare la procedura di infrazione. Il mantra sull’unità dell’esecutivo è stato ripetuto dal premier Giuseppe Conte per tre volte in un giorno: la mattina alla Camera, a pranzo al Quirinale, al pomeriggio al Senato.

Il premier, d’intesa con il ministro dell’Economia Giovanni Tria, vuole dimostrare che sono “le nostre stime ad avere il sopravvento rispetto ad altre, che non corrispondono ai reali flussi di cassa”. In effetti l’assestamento, che verrebbe anticipato rispetto alla normale approvazione a fine giugno, potrebbe essere una carta importante da usare nel negoziato con Bruxelles. Il vicepremier Matteo Salvini non commenta immediatamente l’idea di Conte, ma si dice sicuro che “l’Ue permetterà all’Italia di crescere e di correre: governi complici, governi ignoranti, governi fessi non ce ne sono più”.

Il Consiglio dei ministri ha inoltre raggiunto “un accordo positivo” sul decreto Crescita che, secondo fonti della Lega, tornerà ora in commissione per alcune modifiche meramente tecniche. Il tutto, però, “solo dopo che ci sarà una discussione sulla riforma in un tavolo ad hoc, che servirà a sciogliere tutti i nodi”, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi che poi riferiscono che, “la prossima settimana”, il testo sulle Autonomie approderà in Consiglio dei ministri e sottolineano “l’impegno a tutelare i 15mila lavoratori dell’Ilva”.

Via libera anche alla riforma del ministero dei Beni culturali. Il testo della nuova organizzazione prevede, tra le altre cose, la soppressione dell’autonomia per tre musei nazionali: si tratta del Museo nazionale etrusco di villa Giulia a Roma, del Parco archeologico dell’Appia antica e delle Gallerie dell’Accademia a Firenze. Salvo invece il museo del Castello di Miramare a Trieste.

Approvato inoltre, in esame definitivo, un disegno di legge che introduce disposizioni per il potenziamento e la velocizzazione degli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico e la salvaguardia del territorio. Il testo attribuisce ai presidenti delle Regioni designati quali commissari contro il dissesto idrogeologico il compito di predisporre un programma d’azione triennale per la mitigazione del rischio e per la salvaguardia del territorio.

Fonti del M5s hanno invece dichiarato che sarà stralciato l’emendamento sul trasferimento dei Fondi di Sviluppo e Coesione dal ministero del Sud al dl crescita, al centro dello scontro odierno tra gli alleati di governo.

Infine su proposta della ministra della Difesa Elisabetta Trenta, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, è stato nominato nuovo capo di Stato maggiore della Marina.