Manovra, modifiche per 3,5 miliardi. Si complica l’iter in commissione

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Il valore della manovra continua a gonfiarsi. Il nuovo pacchetto di modifiche vale 3,5 miliardi di euro, che sarebbero spalmati – a quanto si apprende – sul 2026. Il governo Meloni aggiunge dunque un altro corposo tassello alla legge di bilancio varata due mesi fa. Il maxi emendamento, secondo quanto riferito ai senatori, contiene, tra le altre cose, misure su: la Zona unica europea, l’iperammortamento, l’industria 5.0, il caro materiali. Ma comprende anche lo spostamento del finanziamento del ponte sullo Stretto di Messina in un’altra annualità e, infine, risorse aggiuntive per il piano Casa.

Il valore iniziale della manovra era di 18,7 miliardi per il 2026 ma, se si considerano tutte le riformulazioni arrivate nei giorni scorsi, ora il valore complessivo è dunque destinato ad aumentare. Il nuovo corso rischia però di complicare l’iter in commissione. Le opposizioni non a caso insorgono e denunciano il “caos” nell’esecutivo che continua a riscrivere il testo. Il primo a risentirne sarà il calendario, dal momento che manca poco più di una settimana a Natale.

La modifica è “importante” e “inevitabilmente in qualche modo un po’ di tempo in più lo prenderà”, riconosce il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che, nel frattempo, rassicura sull’emendamento sull’oro di Bankitalia. “Ha ammesso ciò che denunciavamo da settimane: la manovra non sta in piedi e va riscritta”, tuona il capogruppo del Pd Francesco Boccia. “La manovra di fatto non c’è, perché è in parte da riscrivere e il Parlamento ha votato zero”, scandisce invece il M5s. “Una cosa mai vista. Abbiamo preteso tutto il tempo per valutare bene”, dice la capogruppo di Iv Raffaella Paita. “Il Senato è ostaggio delle divisioni della maggioranza”, attacca anche Avs, che promette battaglia sulla previdenza.

Le coperture dell’emendamento dovrebbero infatti arrivare proprio dalla previdenza e dalle assicurazioni. Ad ogni modo, tutto sembra essere in divenire e, dopo gli incontri bilaterali di oggi, si attende di capire quando potrebbero iniziare le votazioni. In attesa che si sblocchi lo stallo, la Fieg lancia l’allarme sulle risorse destinate ai giornali: “È questo il momento per evitare un futuro che metta a rischio l’informazione, con rischio di black out della conoscenza della attività politica e di governo”, dice il presidente della Federazione Italiana Editori Giornali Andrea Riffeser Monti. Di qui l’appello all’esecutivo e alle forze politiche tutte: si garantiscano “adeguate risorse” ai giornali e all’informazione di qualità.