Mattarella alla Sapienza risponde agli studenti sul cessate il fuoco a Gaza

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha partecipato all’università La Sapienza alla celebrazione della Giornata del Laureato, mentre all’esterno, alcuni studenti protestavano “contro il genocidio a Gaza”. I manifestanti hanno anche urlato frasi e letto il testo di una lettera al megafono, alla quale è arrivata poi la risposta di Mattarella.

Il capo dello stato infatti dal palco dell’aula magna, a braccio, ha risposto a chi gli chiedeva cosa pensasse di quello che avviene a Gaza e ha dichiarato: “la condizione e la questione della pace in Medio Oriente, del diritto all’esistenza di Israele, è una questione che la comunità internazionale avverte con molta preoccupazione e non soltanto da oggi”. Mattarella ha citato il suo intervento all’Onu: “ho reiterato la richiesta a un’immediato cessate il fuoco”.

Quello di Mattarella è stato un’intervento, non previsto nel programma, in cui il capo dello stato non si è sottratto al richiamo delle università in agitazione da settimane sul conflitto in Medio Oriente. “Una lettera – spiega – mi ha sollecitato a non includermi in quella che è stata definita la ‘Torre d’avorio del rettorato’. Venendo ho visto un cartello che mi chiedeva cosa pensassi di cosa avviene a Gaza. Non voglio lasciarla senza risposta”. Richiama i suoi ripetuti interventi “in occasioni significative”, dal discorso all’assemblea generale delle Nazioni unite fino alla lettera inviata al presidente della Repubblica israeliano, e ribadisce la sua posizione. “Per la nostra Repubblica – scandisce – tutte le violazioni dei diritti umani vanno contrastate, sempre e ovunque”.

E ancora: “Il rispetto del diritto umanitario – chiarisce – è nella nostra Costituzione e per la Repubblica italiana vale in ogni direzione”. Il presidente si riferisce alle sofferenze delle “popolazioni civili” a Gaza, ma aggiunge: “vale per i ragazzi stuprati e uccisi mentre ascoltavano musica in un rave lo scorso 7 ottobre, vale per i bambini sgozzati in quell’occasione”. Il capo dello Stato cita anche il caso di Mahsa Amini, del rapper iraniano, “delle ragazze che non possono studiare in Afghanistan”. E precisa: “la dignità umana, la rivendicazione della libertà, la condanna della sopraffazione, il rifiuto della brutale violenza non cambiano valore a seconda dei territori, a seconda dei confini tra gli Stati, a seconda delle relazioni internazionali tra parti politiche o movimenti”. L’intervento netto tuttavia non ha placato l’animosità degli studenti che hanno continuato tra slogan e mugugni.

Il presidente, infine, non rinuncia a intervenire sul ruolo delle università. “Sono la sede – dice – del libero dibattito e talvolta anche del dissenso dal potere”. Si appella al valore del dialogo e affonda: “il potere, quello peggiore, desidera che le università del loro Paese siano isolate, senza rapporti né collaborazioni con gli atenei di altri Paesi”.