Naufragio di Cutro, Piantedosi alla Camera: “Falso che il Governo impedisca i soccorsi”

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L’informativa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alla Camera sul naufragio del 26 febbraio al largo di Cutro in Calabria è iniziata con il cordoglio espresso dal ministro per le vittime, per le famiglie e per i superstiti, ma anche con i ringraziamenti alla Calabria “che da sempre accoglie con solidarietà e generosità i tanti migranti che sbarcano sulle sue coste e che affronta questa tragedia con compostezza e dignità non comuni”.

Il bilancio del naufragio. Il ministro nel sottolineare che il bilancio delle 72 vittime non è ancora definitivo ha specificato che di queste vittime 28 sono minori, mentre sono 80 i superstiti. Di questi ultimi, “54 sono stati accolti nel locale Centro di Accoglienza Richiedenti Asilo (Cara), 12 nel Sistema Sai a Crotone, otto sono ricoverati in ospedale, due minori non accompagnati sono stati collocati nelle strutture dedicate e tre soggetti, presumibilmente gli scafisti, sono stati arrestati”. I fermati sono un cittadino turco e due pakistani, uno dei quali minorenne”, mentre “sono in corso le ricerche di un quarto scafista”.

La dinamica del disastro. Il naufragio sarebbe stato causato da “una brusca virata” effettuata dagli scafisti “nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi dal quel tratto di mare” dopo aver avvistato “dei lampeggianti provenienti dalla spiaggia” e quindi “temendo la presenza delle forze dell’ordine lungo la costa”. In seguito alla virata, ha proseguito il ministro, “la barca, trovandosi molto vicino alla costa e in mezzo a onde alte, urta, con ogni probabilità, il basso fondale, forse una secca e per la rottura della parte inferiore dello scafo, comincia a imbarcare acqua”.

La difesa delle forze dell’ordine. Snocciolando alcuni numeri Piantedosi ha ribadito che dal 22 ottobre 2022 al 27 febbraio 2023, le autorità italiane hanno gestito 407 eventi Sar, mettendo in salvo 24.601 persone. Nello stesso periodo, la Gdf ha tratto in salvo 11.888 migranti. “Per un totale, tra Sar e forze dell’ordine, di 36.489 persone salvate. Dunque, dati alla mano, è del tutto infondato che le missioni delle forze dell’ordine non siano in grado di effettuare anche salvataggi”, ha dichiarato il ministro.

Il Governo è impegnato a “frenare le morti in mare”. Proprio per interrompere la “tragica sequenza” di morti in mare, il Governo “ha finalmente riportato il tema migratorio al centro dell’agenda politica, in modo trasversale rispetto a tutte le dimensioni lungo le quali si esplica la sua azione: a livello nazionale, sul piano europeo e con i Paesi di transito e partenza dei flussi”.  Quindi ricorda che “nel Consiglio Ue del 9 febbraio, per la prima volta si riconosce che la questione migratoria è una sfida europea che richiede una risposta europea. Prendiamo atto di questi sviluppi incoraggianti, ma nei prossimi appuntamenti europei, lavoreremo perché tali affermazioni di principio, si traducano in politiche unionali coerenti, con misure concrete ed impegni vincolanti per gli Stati membri”.

Falso che il Governo impedisca i soccorsi. “Trovo incomprensibile aver messo in connessione il cosiddetto decreto Ong con il naufragio di Cutro”, ha poi osservato il titolare del Viminale. “Né nel Mar Ionio né lungo la cosiddetta rotta turca hanno mai operato navi di Organizzazioni non governative e, poi, perché le regole introdotte con il citato provvedimento partono dal presupposto che prima di tutto devono essere sempre assicurati il soccorso e l’assistenza dei migranti a tutela della loro incolumità”. Il quadro normativo nazionale, “peraltro sottoposto a vincoli di natura internazionale con specifico riguardo alla materia del soccorso in mare, non è assolutamente stato modificato dall’attuale governo”, ha aggiunto Piantedosi.

Poi un chiarimento sulle sue affermazioni. Alla gravità della condotta criminale degli scafisti, ha detto, “facevo riferimento quando, con commozione, sdegno e rabbia e negli occhi l’immagine straziante di tutte quelle vittime innocenti, ho fatto appello affinché la vita delle persone non finisca più nelle mani di ignobili delinquenti, in nessun modo volendo colpevolizzare le vittime. Mi dispiace profondamente che il senso delle mie parole sia stato diversamente interpretato. La sensibilità e i principi di umana solidarietà che hanno ispirato la mia vita personale, sono stati il faro, negli oltre trent’anni al servizio delle istituzioni e dei cittadini, di ogni mia azione e decisione”.