Question time infuocato alla Camera per Giorgia Meloni, Conte: “Re Mida al contrario”

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Il Question time della premier Giorgia Meloni alla Camera si è trasformato in un botta e risposta infuocato con le opposizioni. Il primo acceso confronto c’è stato al momento dell’intervento di Giuseppe Conte, scatenato dalla domanda sul nuovo Patto di Stabilità, considerato una sconfitta per l’Italia dai Cinque Stelle. La premier dal canto ha accusato i pentastellati di averle lasciato una situazione economica insostenibile, citando anche gli “sprechi” del Superbonus: “Quando ti presenti al tavolo delle trattative con un deficit al 5,3%, causato soprattutto dalla ristrutturazione gratuita delle seconde e terze case, e chiedi maggiore flessibilità è possibile che qualcuno ti guardi con diffidenza. E se noi, nonostante l’eredità pessima, abbiamo portato a casa un buon compromesso è perché in un anno abbiamo mostrato che la stagione dei soldi gettati al vento per pagare le campagne elettorali è finita”, ha detto la premier. Da parte sua anche la soddisfazione per essere riusciti, “per uno stato membro con un debito come il nostro”, a “liberare circa 35 miliardi di euro” e a “impedire il ritorno a regole precedenti improntate a una austerità cieca”.

Giuseppe Conte: “Re Mida al contrario: distrugge quello che tocca”. “Lei ha illuso gli italiani dicendo che sarebbe andata a Bruxelles per far tremare l’Europa, ma qui a tremare è invece l’Italia. Lei è tornata con un ‘pacco di stabilità’ che prevede il taglio di 123 miliardi l’anno, che si scaricherà sulla testa degli italiani, secondo stime di autorevoli istituti internazionali. Lei sta cercando di spendere maldestramente i soldi del Pnrr. Quei soldi li abbiamo portati noi dall’Europa, lei invece ha portato -12 miliardi. E’ questa la differenza tra lei e noi. Lei poi è ossessionata dal Superbonus perché vuole gettare fumo negli occhi degli italiani, ma la più grande truffa del secolo è quel programma farlocco che lei ha presentato agli elettori. Lei va in Europa e torna con l’Italia in ginocchio. Voleva aiutare i pensionati e stiamo peggio di prima. Voleva i blocchi navali e sial al record di sbarchi. Patriota com’è, ha svenduto Ita ai tedeschi e adesso cede quote di Poste e Ferrovie”.

Non meno duro il confronto con la segretaria del Pd Elly Schlein soprattutto sul tema della sanità. La leader dem ha accusato il Governo Meloni di aver tagliato i fondi per il sistema sanitario, con liste di attesa improponibili che costringono gli italiani a rivolgersi al privato, aumentando di fatto il divario tra pazienti di serie A che se lo possono permettere e pazienti di serie B che invece non ce la fanno a sostenere la spesa, preferendo rinunciare alle cure. La Meloni sulla questione ha risposto “il tetto alla spesa del personale sanitario fu introdotto nel 2009″ e il Pd, quando era a Palazzo Chigi, non è riuscito a risolverlo. Si tratta di una situazione difficile – “che si è stratificata negli ultimi 14 anni”, ha aggiunto il presidente del Consiglio, che ha definito “una implicita attestazione di stima il fatto che oggi voi chiediate a noi di risolvere tutti i problemi che voi non avete risolto nei 10 anni in cui siete stati al governo”.

Immediata la replica della Schlein: “Ma lei è venuta al governo per risolvere i problemi o per continuare a fare opposizione?”. E poi: “Il tetto alle assunzioni è stato introdotto nel 2009, al governo c’era lei e nello specifico il problema lo ha creato lei”. Quindi ha sottolineato che “i tre miliardi in più” stanziati dal governo per la sanità “non bastano nemmeno per i nuovi contratti” e che in ogni caso “in tutto il mondo la spesa sanitaria si misura sul Pil” e in Italia sta scendendo. Infine ha criticato il governo anche per aver dato “il colpo di grazia alla sanità” con l’approvazione del ddl sull’autonomia differenziata: “Non esiste nessuna destra sociale, questa è una destra letale sul diritto alla salute. E sulla sanità lei è la regina dei tagli”.

Gaza, Meloni: “Vogliamo garantire uno Stato indipendente ai palestinesi”. Sul conflitto in Medio Oriente Meloni ha invece risposto all’interrogazione di Nicola Fratoianni (Avs), sulle iniziative per un immediato cessate il fuoco nella Striscia e per una soluzione del conflitto in linea con il principio “due popoli, due Stati”. La premier ha ribadito che la posizione del governo è quella di garantire uno Stato indipendente per i palestinesi: “Non condivido il ‘no’ di Netanyahu alla soluzione dei due Stati”. Un’intesa – ha aggiunto – non può però “essere chiesta unilateralmente: il presupposto è il riconoscimento degli interlocutori, di Israele e del diritto degli israeliani a vivere in sicurezza”. E precisa: “Sono un po’ colpita dal fatto che nell’interrogazione non siano stati citati gli eventi che hanno scatenato la crisi e cioè il feroce attacco di Hamas. Questa ambiguità sempre più diffusa in Occidente è il principale ostacolo a una soluzione di due popoli e due Stati”.

Meloni: presto “minori palestinesi in Italia”. Sempre sulla guerra a Gaza, Meloni ha ribadito che si deve “lavorare per promuovere una tregua, lavorare al rilascio degli ostaggi, rafforzare l’autorevolezza dell’Autorità nazionale palestinese, che è l’unico interlocutore possibile, coinvolgere gli organismi multilaterali a partire dall’Ue sull’ipotesi di gestione transitoria della Striscia di Gaza e su una seria roadmap per arrivare alla soluzione che condividiamo”. Poi sulla tutela della popolazione civile ha aggiunto: “Siamo stati i primi ad inviare aiuti a Gaza. Approfitto per annunciarvi che stiamo lavorando per portare minori palestinesi in Italia per essere curati nei nostri ospedali”.

Meloni: “Stellantis? Bisogna avere il coraggio di criticare alcune scelte del management”. Rispondendo alla domanda di Matteo Richetti (AZ-PER-RE) sulle iniziative volte a garantire la continuità produttiva e occupazionale presso gli stabilimenti italiani di Stellantis e di Magneti Marelli, nell’ambito del rilancio del comparto automobilistico, la Meloni ha dichiarato: “Vogliamo tornare a produrre un milione di veicoli l’anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana. Ma se si vuole vendere auto sul mercato internazionale pubblicizzandola come gioiello italiano allora quell’auto deve essere prodotta in Italia questa la questione che dobbiamo porre”. “Il gruppo Fiat e i marchi italiani collegati – ha aggiunto la premier –  rappresentano una parte molto importante della storia industriale nazionale, in termini occupazionali e di ricchezza prodotta, un patrimonio economico che merita la massima attenzione, e questo significa anche avere il coraggio di criticare alcune scelte del management e del gruppo quando sono state distanti dall’interesse italiano, come mi è capitato di fare, spesso nell’indifferenza generale”. Il riferimento non arriva a caso: “Penso allo spostamento della sede legale e fiscale fuori dall’Italia o alla fusione che celava un’acquisizione francese dello storico gruppo italiano: tanto che oggi nel cda di Fca siede un membro del governo francese, non è un caso se le scelte industriali del gruppo tengono maggiormente in considerazione le istanze francesi rispetto a quelle italiane”.

“Al Patto per la terza età un miliardo di euro per garantire dignità ad anziani”. Giorgia Meloni, dopo aver definito “una ricchezza per il Paese” i più anziani, ha voluto sottolineare come si stia lavorando “per portare a termine una riforma strutturale delle politiche per la terza età, che è un obiettivo del Pnrr”. Intanto, in Consiglio dei ministri è stato approvato il patto per la terza età. Adesso si guarda al decreto attuativo, che – assicura la premier – “arriverà in Cdm domani” ovvero oggi e che “stanzia complessivamente oltre un miliardo di euro per i primi due anni, risorse che servono a garantire all’anziano una vita dignitosa”.