“Le energie rinnovabili? Un ottimo investimento”. I consigli dell’associazione Buona Pratica

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Lo sportello energia dell'associazione Buona Pratica, in convenzione con 13 Comuni dell'Alto Vicentino

Il surriscaldamento globale, e la transizione energetica verso fonti rinnovabili, necessaria per contrastarlo, sono argomenti di sempre maggiore attualità. In apparenza solamente gli Stati, con le risorse di cui dispongono, sono in grado di dare una risposta efficace a sfide di tali proporzioni. In realtà un prezioso contributo può arrivare anche dalle iniziative implementate a livello locale da Comuni, cittadini e imprese. A confermarlo è Giulio Pesenti Campagnoni, dell’associazione Buona Pratica, ospite della rubrica di Radio Eco VicentinoL’Eco dei Comuni“. Il sodalizio di cui Pesenti si fa portavoce, composto da una decina di persone, collabora con i Comuni dell’Alto Vicentino allo scopo di favorire la transizione verso le energie rinnovabili.

Come è nata l’associazione Buona Pratica?
“L’associazione è nata nel 2014 a Santorso, su iniziativa di quattro amici, ingegneri energetici, animati dal desiderio di salvare il mondo pensando però a che cosa si può fare in proposito nel nostro territorio. Hanno iniziato a collaborare con il Comune nell’ambito della sottoscrizione da parte di quest’ultimo del Paes, ovvero l’impegno che diversi Comuni europei si erano dati di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 20% entro il 2020. Analizzando i settori più energivori a livello locale era emerso infatti che la maggior parte delle emissioni derivavano da abitazioni e trasporti. Ambiti nei quali i comuni avevano una ridotta capacità di intervento, perché dovevano essere i cittadini stessi a cambiare i loro comportamenti e le loro abitudini. Si è creata quindi la necessità di collegarsi direttamente con le persone e lavorare in stretto contatto con loro. Il primo passo è stato proprio quello di costituire questo collegamento. Da quel momento in poi i Comuni hanno lavorato in collaborazione con Buona Pratica per trasmettere informazioni a beneficio della collettività e favorire la partecipazione dei singoli alle iniziative attuate dai loro amministratori: lo facciamo attraverso gli Sportelli Energia di 13 Comuni dell’Alto Vicentino”.

Ascolta “L’associazione Buona Pratica: con i Comuni per la transizione energetica” su Spreaker.

Come è nata l’associazione Buona Pratica?
“L’associazione è nata nel 2014 a Santorso, su iniziativa di quattro amici, ingegneri energetici, animati dal desiderio di salvare il mondo pensando però a che cosa si può fare in proposito nel nostro territorio. Hanno iniziato a collaborare con il Comune nell’ambito della sottoscrizione da parte di quest’ultimo del Paes, ovvero l’impegno che diversi Comuni europei si erano dati di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 20% entro il 2020. Analizzando i settori più energivori a livello locale era emerso infatti che la maggior parte delle emissioni derivavano da abitazioni e trasporti. Ambiti nei quali i comuni avevano una ridotta capacità di intervento, perché dovevano essere i cittadini stessi a cambiare i loro comportamenti e le loro abitudini. Si è creata quindi la necessità di collegarsi direttamente con le persone e lavorare in stretto contatto con loro. Il primo passo è stato proprio quello di costituire questo collegamento. Da quel momento in poi i Comuni hanno lavorato in collaborazione con Buona Pratica per trasmettere informazioni a beneficio della collettività e favorire la partecipazione dei singoli alle iniziative attuate dai loro amministratori: lo facciamo attraverso gli Sportelli Energia di 13 Comuni dell’Alto Vicentino”.

Le persone sono consapevoli della crisi climatica e del fatto che possono fare qualcosa in proposito?
“A mio avviso tutti ne siamo consapevoli, ma il problema è come agire. Perché quando qualcuno dice che è necessario un cambiamento ma non dice cosa fare concretamente per produrlo si genera un certo fastidio. E a questo punto si finisce in una situazione di stallo e il tutto diventa una guerra di tifoserie”.

Il punto è che magari il cittadino non ha i soldi per installare un impianto fotovoltaico oppure acquistare un’auto elettrica.
“Qualche anno fa abbracciare scelte sostenibili sembrava autolesionistico. Adesso, in realtà, è economicamente sensato farle, perché sono un ottimo investimento. Facciamo un esempio. Un impianto fotovoltaico standard ha una potenza di sei chilowatt, e viene a costare sui diecimila euro. Con il 50% di Ecobonus il costo si riduce a cinquemila. Nel nostro territorio un impianto di questo tipo produce circa 7.200 chilowattora all’anno. Una famiglia, mediamente, ne consuma tremila, quindi con un impianto di questo tipo si produce più del doppio rispetto a quanto una famiglia normalmente consuma, con un risparmio di circa duemila euro all’anno. In due anni avremmo quindi già recuperato i cinquemila euro investiti all’inizio”.

Siamo abituati a comprare l’energia da un unico fornitore unico o qualcuno a produrla in autonomia con l’impianto fotovoltaico, ma da un po’ si sente parlare di comunità energetiche. Cosa sono?
“È un argomento ostico. Io stesso, inizialmente, me le immaginavo come delle isole felici, che autoproducono energia e vivono in un regime di autarchia energetica. Ma non è così. Ufficialmente la comunità energetica è un ente giuridico a cui possono prendere parte tutti, ed è un ente no profit. Il suo obiettivo è quello di stabilizzare la rete di produzione e distribuzione. Chi fa parte di una comunità energetica condivide un impianto e utilizza l’energia da esso prodotta, pur mantenendo il proprio contatore e pagando la propria bolletta. Se si consuma energia nel momento in cui gli impianti comuni stanno funzionando, si contribuisce a mantenere domanda e offerta stabili”.

Cosa si può dire alle persone che sono preoccupate per il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero dell’energia?
“Che può essere un’opportunità per trovare offerte a minor costo. Questo perché il mercato libero presuppone la concorrenza, e quindi i prezzi potrebbero diminuire. L’unico problema che io vedo è che il mercato libero potrebbe incoraggiare i tentativi di truffa. Il nostro consiglio è quello di affidarsi al sito ufficiale di Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente: qui, inserendo il proprio indirizzo di casa, si scoprono quali aziende vendono energia nelle vicinanze. Inoltre, come Buona Pratica, invitiamo coloro che vogliono cambiare fornitore a sceglierne uno che garantisce energia al 100% rinnovabile. Non costa di più, anzi, a volte costa di meno. In questo modo ci si assicura che i soldi che si spendono contribuiscono ad un determinato tipo di sviluppo e di tutela. Se tutte le famiglie, i Comuni e le aziende chiedessero questo tipo di energia, i fornitori sarebbero costretti ad investire maggiormente nelle energie rinnovabili”.

Gabriele Silvestri