Recovery Fund, braccio di ferro a Bruxelles: l’Olanda non cede sugli aiuti. Merkel: Giornata decisiva

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È ancora stallo a Bruxelles. Il negoziato sugli aiuti europei nella seconda giornata di vertice – come prevedibile – si è risolto in un nulla di fatto.

Nonostante le infinite e complicate trattative stiano andando avanti, non si registra la disponibilità di tutti i Paesi membri a venirsi incontro su una soluzione comune. Dunque, i nodi da sciogliere sono ancora moltissimi, a partire – come noto – dalla quantità dei sussidi fino ai meccanismi di controllo del Recovery Fund.

A mettere i bastoni tra le ruote continuano a essere i cosiddetti Paesi frugali, che seguono una linea rigorista in Europa e puntano i piedi sul volume del Recovery fund, che vorrebbero vedere calare, e sulle garanzie.

Primo fra tutti, l’Olanda di Rutte che insieme agli altri suoi Paesi alleati – frena sui sussidi e pretende più controlli, mentre gli altri chiedono di non andare oltre i 150 miliardi di euro. Il premier Conte – che teme lo strappo dell’Aja – pone la linea rossa del “No” al veto di un singolo Stato sui fondi agli altri Paesi, appellabile anche davanti alla Corte di giustizia europea.

Intanto, il presidente del Consiglio europeo Michel cerca il compromesso e si muove per una nuova proposta da sottoporre ai leader Ue in questa terza giornata di vertice con fischio di inizio alle 12. Tra le ipotesi che circolano nelle ultime ore, quella secondo cui l’Olanda potrebbe sfilarsi e lasciare che siano gli altri 26 Stati a siglare l’intesa sul Recovery fund e sul bilancio pluriennale 2021- 2027, e quella per cui si potrebbe trovare un accordo su 420 miliardi in sussidi e 330 in prestiti per il Recovery Fund, anche se resta complicato convincere i Paesi frugali.

“Dobbiamo fare di tutto per chiudere. Rimandare questa partita non giova a nessuno in Europa”, ha tuonato il premier Conte al termine della seconda giornata di lavori. “La partita è ancora aperta. Ci sono punti specifici su cui stiamo discutendo anche animatamente, il confronto è a tratti duro”. Il premier ha dunque ribadito che non si tratta di aiuti destinati alla sola Italia: “Siamo tutti vincitori o siamo tutti sconfitti. Siamo tutti sulla stessa barca, non stiamo aiutando l’Italia ma consentendo a tutti di riparare i danni della pandemia: le economie sono integrate”. E poi ha concluso dicendo che l’intera Europa è sotto attacco degli Stati frugali.

Da parte della Germania della cancelliera Merkel è stata invece registrata – come era da tempo nell’aria – la disponibilità e la volontà a trovare l’accordo: “Le discussioni sono in una fase importante. Oggi stiamo entrando nel terzo giorno di negoziati ed è sicuramente quello decisivo per avere un esito. – ha detto Merkel -. Non si può ancora dire se ci sarà una soluzione, è ancora possibile che non vi sia alcun accordo. C’è molta buona volontà ma anche molte posizioni diverse, metterò in campo ogni sforzo ma è ancora possibile che oggi non si possano ottenere risultati”, ha concluso arrivando in Consiglio europeo alla terza giornata di vertice.

Ottimismo viene dal presidente Francese Macron: “Bisogna trovare dei buoni compromessi nelle prossime ore e credo che sia ancora possibile, ma questi compromessi non si possono fare a spese dell’ambizione europea”, ha affermato entrando nel palazzo del Consiglio europeo. Da dove poco più tardi ha twittato: “Collaboriamo con la cancelliera Merkel per un piano di ripresa senza precedenti, a livello della crisi che stiamo attraversando, all’altezza delle sfide per l’occupazione, il clima, la nostra sovranità e i valori dell’Europa”.