Via libera del Cdm al decreto sblocca cantieri e al dl sanità

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A quasi un mese dalla prima approvazione “salvo intese”, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto legge sblocca cantieri. Durante il Cdm, convocato nella prefettura di Reggio Calabria, è arrivato poi l’ok all’unanimità anche al dl sulla sanità definito decreto Calabria”.

Il decreto sblocca-cantieri aveva già ricevuto un primo via libera il 20 marzo scorso, ma in seguito alle successive modifiche, in particolare riguardo alla parte sul codice degli appalti, mancava ancora la bollinatura della Ragioneria. Circostanza che aveva portato all’irritazione del Colle per un ritardo record. Da qui la decisione del governo di effettuare un nuovo passaggio in consiglio dei ministri in modo da evitare lo scontro con il Quirinale.

Con il decreto “si punta a creare nuovi posti di lavoro e creare sviluppo anche in questi territori” ha annunciato questa mattina il vicepremier Matteo Salvini poco prima della riunione. Lo stesso ha assicurato il collega pentastellato Luigi Di Maio: il decreto “è pronto: oggi lo sigilliamo in Consiglio dei ministri e poi va in Gazzetta Ufficiale”.

Tra le regole previste nel provvedimento c’è una prima messa a punto delle norme del codice sul subappalto, sulla progettazione semplificata per le manutenzioni, sul contenimento dei massimi ribassi in gara e sull’esclusione delle offerte anomale, sull’eliminazione del sorteggio per individuare le imprese da invitare in gara .

Al primo punto dell’ordine del giorno c’era invece la sanità in Calabria, con il decreto del ministro della Salute, Giulia Grillo, studiato dopo aver analizzato le inchieste che hanno portato alla luce storture e inefficienze del sistema. Sottoposta a piano di rientro da ormai dieci anni (e commissariata da nove), ultima nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, la sanità calabrese è vicina al baratro.

Il testo, che è stato duramente contestato dal governatore Mario Oliverio, prevede “un obbligo di gestione straordinaria per gli enti in dissesto finanziario o con gravi irregolarità nella gestione contabile”. E, se necessario, “la rimozione di quei direttori generali, sanitari e amministrativi che non hanno adeguatamente adempiuto e magari sono stati promossi se non premiati negli ultimi anni”.