Ava ai lavoratori: “Bloccare lo sciopero. Igiene a rischio”. La risposta: “Intervengano i sindaci”

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L’ufficio legale di Ava (Alto Vicentino Ambiente) chiama in causa la Prefettura di Vicenza per bloccare lo sciopero si 48 ore dei lavoratori previsto per martedì 21 e mercoledì 22 giugno e mentre il prefetto invita alla conciliazione e dispone un incontro lunedì 20 giugno i sindacati avvertono “Se non ci saranno risposte ai lavoratori andremo avanti. I sindaci intervengano, non possono rimanerne fuori”.

“Se lo sciopero non viene revocato i cittadini si troveranno a doversi tenere il rifiuto secco per un mese, con pesanti conseguenze viste le alte temperature del periodo”, è la motivazione primaria che ha spinto la società partecipata di gestione dei rifiuti dell’Alto Vicentino ad invocare l’autorità per impedire lo sciopero.

Motivazione che ha spinto la Prefettura a disporre un incontro lunedì 20 giugno alle 10.30: “Al fine di valutare la sussistenza del pericolo di possibili pregiudizi gravi e imminenti ai diritti della persona costituzionalmente tutelati che potrebbero essere cagionati dall’interruzione o dall’alterazione del funzionamento dei servizi pubblici erogati dalla suddetta società, si reputa doveroso esperire il tentativo di conciliazione. L’interruzione del servizio pubblico essenziale conseguente all’esercizio del diritto di sciopero, secondo quando dichiarato dall’organizzazione sindacale, avverrebbe con la garanzia dei “contingenti minimi” previsti dagli accordi vigenti nel settore dell’igiene ambientale, in particolare, dall’accordo nazionale di regolamentazione dell’esercizio”.

I sindacati di Ava però lo sciopero lo avevano programmato apposta in quei due giorni.

“I vertici di Ava diano risposte ai lavoratori, che devono sopportare un lavoro usurante, carenza di personale e hanno stipendi bassi – spiegano i sindacati – Chiediamo l’aumento del premio aziendale, il 4 livello, l’aumento dei buoni pasto. Le elezioni delle rappresentanze sindacali unite (Rsu) non sono mai state convocate”.

Le motivazioni della richiesta di revocare lo sciopero: “I rifiuti rimarrebbero in casa per un mese con il caldo torrido di questi giorni”

Non hanno dubbi gli avvocati che rappresentano Ava, e che si sono rivolti per conto del direttore generale Riccardo Faresin alla Prefettura: “Se lo sciopero non venisse revocato, le utenze civili, commerciali, artigianali, industriali e direzionali potrebbero rimanere prive del servizio pubblico essenziale di asportazione dei rifiuti per 30 giorni, con evidente pregiudizio delle condizioni igienico sanitari; gli utenti, infatti, si vedrebbero costretti ad “immagazzinare” a domicilio i rifiuti non asportati nella data programmata, oltre ai rifiuti prodotti nei successivi 15 giorni, con il rischio che gli stessi vengano abbandonati in alternativa in luoghi pubblici, con evidente rischi per la salute pubblica. Tale situazione, anche in considerazione del periodo estivo e delle condizioni climatiche caratterizzate da temperature elevate, determinerebbe un pregiudizio igienico sanitario gravissimo, sia per quanto riguarda le aree residenziali, dove gli utenti dovrebbero trattenere nella propria abitazione il rifiuto, sia nelle aree produttive, con particolare riferimento alla zona industriale la cui dimensione è molto significativa”.

Nel caso di Schio ad esempio, con la raccolta porta a porta ogni 15 giorni, il problema sarebbe imponente.

“Il Comune di Schio ha adottato per la raccolta del rifiuto urbano secco la modalità “porta a porta”. Pertanto, ciascun utente del Comune ha in dotazione un contenitore individuale dotato di un codice identificativo per conteggiare i conferimenti ai fini dell’applicazione della tariffa. Il servizio di raccolta nel Comune di Schio viene effettuato con cadenza quindicinale; in particolare, ogni 15 giorni, gli utenti espongono il contenitore lungo strada per lo svuotamento da parte degli operatori di AVA. Al riguardo si

precisa che gli utenti, al fine di contenere gli oneri tariffari del servizio, espongono il contenitore in strada quando il medesimo è colmo di rifiuti”.

Le utenze domestiche di Schio sono 17.302, oltre a 1.996 utenze non domestiche commerciali, artigianali e industriale (zona industriale).

I lavoratori chiamano in causa in sindaci: “Lo sciopero si farà, la colpa è di Ava”

I rappresentanti dei lavoratori annunciano che andranno avanti e che se non ci saranno risposte lo sciopero si farà. “Dopo l’incontro negativo in Prefettura, dopo lo sciopero di 2 ore del 7 giugno, la mobilitazione dei lavoratori della raccolta rifiuti continua: il 21 e 22 giugno, in piena estate, non effettueremo la raccolta delle immondizie nei comuni che si servono di Ava. La responsabilità di questo va ricercata nella Direzione dell’azienda sorda alle richieste dei lavoratori. Lavoratori che sono disponibili ad ulteriori sacrifici con ulteriori scioperi se non otterranno quanto richiesto. I sindaci dei comuni non possono rimanere fuori da questa vertenza, ricordiamo che sono i proprietari di Ava e sono pure responsabili della salute pubblica. Pertanto chiediamo ai sindaci dei comuni e al Prefetto di convocare USB e Ava con lo scopo di raggiungere un accordo aziendale che accolga le richieste dei lavoratori”.