Ava, i soci cancellano la possibilità futura di bruciare i fanghi di depurazione


I Comuni soci di Alto Vicentino Ambiente ha dato, all’unanimità, il loro ok all’eliminazione dei fanghi di depurazione dall’elenco dei rifiuti trattabili nel termovalorizzatore di Ca’ Capretta a Schio.
La votazione è avvenuta nel corso dell’assemblea dei soci che si è svolta giovedì scorso, 26 giugno. La mozione sull’eliminazione del codice EER 190805 – relativo ai “fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane” – tra i rifiuti ammessi nell’impianto di Ca’ Capretta ha messo d’accordo tutti e 32 i soci della società di raccolta e trattamento dei rifiuti nell’Alto Vicentino.
“Con questa delibera – affermano in una nota stampa i Comuni soci – abbiamo inteso formalizzare una prassi aziendale già consolidata: i fanghi da depurazione non sono e non saranno trattati all’interno dell’impianto, come più volte ribadito dai sindaci e dallo stesso consiglio di amministrazione della società, nell’ambito dello studio del piano industriale attualmente in corso”.
“La votazione all’unanimità dell’Assemblea – dichiarano ancora i rappresentanti dei Comuni – è un segnale chiaro e concreto del nostro costante impegno per la tutela dell’ambiente e della salute pubblica. Con questa decisione, vogliamo inoltre fugare ogni dubbio circa un presunto collegamento tra il piano industriale del termovalorizzatore, attualmente in fase di studio, e lo smaltimento dei fanghi da depurazione. L’assemblea ha voluto riaffermare, in modo trasparente ed efficace, i valori di sostenibilità, attenzione al territorio e profonda responsabilità, da parte degli amministratori nei confronti della salute dei cittadini; valori tra l’altro, condivisi anche da tutta la struttura aziendale di Alto Vicentino Ambiente”.
Il Coordinamento: “Soddisfatti, ma si fermi l’ampliamento”
Un po’ “buon notizia”, un po’ “lo avevamo detto”. Si potrebbe riassumere così la presa d’atto, da parte del coordinamento di cittadini e associazioni “Non bruciamoci il futuro“, della scelta dei Comuni aderenti ad Alto Vicentino Ambiente, di demandare (qualche settimana fa) all’assemblea societaria l’approvazione della esclusione dei fanghi di depurazione dall’elenco dei rifiuti trattabile nell termovalorizzatore di Schio. “Prendiamo atto con soddisfazione – affermava un comunicato di allora degli attivisti – che, finalmente, i sindaci proprietari di Ava hanno fatto proprie le nostre osservazioni, decidendo di discutere e di votare in sede di assemblea dei soci l’esclusione dei fanghi di depurazione dai materiali che possono essere inceneriti presso l’impianto di Cà Capretta di Schio. L’esperienza di questi mesi, fatta di incontri con le amministrazioni e con le cittadinanze, durante i quali abbiamo assistito, da parte di alcuni primi cittadini, a dichiarazioni contraddittorie e a contorcimenti lessicali, ci suggerisce di attendere l’esito del voto prima di tirare un sospiro di sollievo”.
“Come da noi sottolineato più volte in quelle occasioni – aveva aggiunto il comitato – l’incenerimento dei fanghi nel nostro impianto è una prospettiva così pericolosa e concreta da richiedere una presa di posizione netta ed ufficiale per poter essere scongiurata. Purtroppo, diversamente da quanto dichiarato dai sindaci, non è più il principio di precauzione a richiedere questo tipo di intervento. Tale principio, infatti, si applica a pericoli potenziali di cui non si ha ancora conoscenza certa. Ed invece, come ci dice l’ormai ampia letteratura scientifica in materia, certa è la presenza dei Pfas nei fanghi di depurazione, e più in generale nei rifiuti; certa è l’impossibilità di distruggere la maggior parte di queste molecole con i trattamenti termici che avvengono negli inceneritori, come certa è la loro disseminazione nell’ambiente a seguito dell’incenerimento. Infine, purtroppo, certa è la grave tossicità di questi composti, tra cui si annoverano cancerogeni certi, cancerogeni probabili e interferenti endocrini. Il principio che deve essere richiamato in questo intervento dei sindaci, che sono i primi responsabili della salute dei cittadini, è dunque il principio di prevenzione, che richiede di agire per evitare scelte che porterebbero a danni certi”.
“Ai sindaci, che annoverano tra i loro compiti quello importantissimo di tutelare la salute dei cittadini e del territorio che rappresentano – aveva aggiunto il comitato – chiediamo di prendere finalmente in mano le redini della società Ava di cui sono, in nostra rappresentanza, proprietari e di dettare al CdA una politica che anteponga la tutela dei beni comuni alle mere logiche di profitto, consapevoli che i danni inferti alla salute e all’ambiente, sono, purtroppo, quasi sempre irreparabili e, certo, non monetizzabili. Sempre ai sindaci, che ci rappresentano, chiediamo di escludere l’impianto di Schio dalle operazioni di fusione delle società attualmente in corso. A che servirebbe, infatti, escludere i fanghi dall’incenerimento se tale decisione potrebbe poi essere facilmente rivista da una nuova compagine di proprietari?
I sindaci ad Ava: “Eliminare l’incenerimento dei fanghi dalle attività future di Ca’ Capretta”
Il comitato chiede anche lo stop a qualsiasi inutile ampliamento dell’impianto, “già sovradimensionato, come abbiamo pubblicamente dimostrato, rispetto alle esigenze del territorio. Ogni tonnellata in più di rifiuti inceneriti è una prospettiva assolutamente inaccettabile, dato che gli inceneritori sono fonte certa di disseminazione di Pfas, di altre sostanze tossiche bioaccumulabili, come diossine e metalli pesanti, oltre che di gas serra, responsabili del riscaldamento globale che minaccia il futuro delle nuove generazioni.
Per questi motivi, è un imperativo categorico investire il massimo di risorse possibili in impianti di recupero di materia, in azioni di prevenzione della produzione di rifiuto e nel miglioramento della raccolta differenziata, così da portare ad una progressiva e sostanziale riduzione dei rifiuti da trattare, raggiungendo gli obiettivi che la Regione ha posto nel piano rifiuti. Non è giustificabile un voto favorevole all’ampliamento dell’impianto – conclude il comitato – da parte di chi ha scelto di tornare ai cassonetti stradali, modalità che porta ad un peggioramento della qualità della raccolta e dunque ad un aumento delle quantità da smaltire, come dimostrato in numerose esperienze nazionali. Tali scelte, che vanno contro le indicazioni regionali, nazionali ed europee sul tema rifiuti, non dovrebbero più essere tollerate. Ma, mentre sul fronte dell’ampliamento le acque che si vorrebbero calme vengono agitate dai comitati, il Consiglio di Bacino, l’ente composto dai sindaci del territorio e preposto ad attuare le politiche di raggiungimento degli obiettivi previsti dalle normative, tace. Un assordante silenzio. Noi, invece, continueremo a farci sentire”.
L’Eco Vicentino è su Whatsapp e Telegram.
Iscriviti ai nostri canali per rimanere aggiornato in tempo reale.
Per iscriverti al canale Whatsapp clicca qui.
Per iscriverti al canale Telegram clicca qui.