Caos centrodestra, FdI corre in solitaria e schiera Cioni . E la Lega si eclissa

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Acque agitate nel centrodestra scledense, dove dopo mesi di tira e molla i due partiti principali sembrano aver preso definitivamente strade diverse in vista delle prossime elezioni di giugno: da una parte Fratelli d’Italia che correrà con una propria lista capeggiata da Alex Cioni, dall’altra una Lega spaccata tra appoggio alla candidata civica Cristina Marigo e un’assenza dalle scene, scegliendo di fatto un turno di riposo piuttosto che un progetto comune con gli alleati di governo.

“La nostra posizione è sempre stata la stessa – spiega il 48enne consigliere uscente Cioni – coerenti con l’idea che il centrodestra non può non essere rappresentato nè tanto meno nascondersi dietro ad un civismo di facciata come quello di Orsi e Marigo su cui molto ci sarebbe da dire. Presenteremo presto un programma e dei validi candidati e poi, come sempre, parola ai cittadini”.

Nettamente diversa la posizione di un’altra anima storica del centrodestra in città, Enrico Bandolin, in rotta con quella Lega che a suo dire non avrebbe saputo leggere la situazione: “Di fatto i leghisti di Schio – ammette il consigliere che non sarebbe più nelle “grazie” dei vertici del Carroccio – sono stati quasi tutti concordi nel riconoscere la validità del percorso compiuto da Orsi e ora raccolta dalla vicesindaco Marigo. Io lo avevo già detto a dicembre e con coerenza mi candiderò per supportare l’attuale vicesindaco: l’alternativa sappiamo qual è, e non sarà certo per mia iniziativa che consegnerò Schio ancora nelle mani della sinistra”.

Concetti che non trovano però concorde l’altra faccia della Lega, il capogruppo Luigi Santi, da sempre fortemente contrario ad ogni apparentamento col mondo “orsiano”: “Ho appreso in questi giorni la decisione finale del partito di cui faccio parte e rappresento in Consiglio Comunale di Schio, ha deciso di non presentare il simbolo alle prossime amministrative. Le motivazioni ufficiali di tale scelta non spetta a me comunicarle: personalmente – chiosa amaro Santi – se da un lato sono contento che no si sia caduti nell’assecondare il civismo di Orsi e Marigo, dall’altro mi rammarico che dopo decenni, pur con vicende alterne, il nostro simbolo non ci sarà. Un doppio rammarico che, va detto, va attribuito anche a certi personaggi che all’interno della sezione di Schio hanno portato più problemi che benefici”.

Se non un terremoto di certo una spaccatura profonda che ancora non spiega perché, almeno la parte della Lega “fedele” a sè stessa, non abbia comunque scelto di convergere su una lista unica col partito della premier Meloni preferendo piuttosto un turno in panchina: con piena soddisfazione di chi, come Marigo – rimbrottano dal centrodestra – pur vantando la distanza dai partiti, continua ad imbarcarne ampie componenti dalla porta sul retro.