Elezioni regionali, viaggio tra i candidati consiglieri: Giulia Andrian (Partito Democratico)

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Il Partito Democratico nel vicentino, insieme all’ex sindaco di Nove Chiara Luisetto, al sindaco di Sarcedo Luca Cortese e al consigliere comunale di Vicenza Giacomo Possamai, candida per un posto come consigliere regionale – nella compagine che sostiene il candidato presidente Arturo Lorenzoni – Giulia Andrian, attuale consigliere comunale a Schio. 48 anni, insegnante, sposata con tre figli, è nata e cresciuta a Montagnana, dove ha lavorato con ruolo commerciale per l’azienda di famiglia che realizzava prodotti d’arredo insieme ad artigiani locali. Laureata in Lettere a Padova, ha scoperto nell’insegnamento la sua vera passione. Collabora anche con un’importante casa editrice come autrice e formatrice sui temi della didattica inclusiva e innovativa. Il suo impegno politico si è invece concentrato sulla sostenibilità come fattore competitivo dei territori, sulla qualità della vita legata alla vivibilità del paesaggio e sulle politiche di inclusione per le fasce deboli, con particolare attenzione al diritto alla salute e all’istruzione; coltiva anche una fortissima passione per l’Europa e questi sono i temi che vorrei portare anche a livello regionale.

Giulia Andrian, di cosa ha bisogno il Veneto nei prossimi cinque anni?             “Prima di tutto penso che il Veneto  abbia bisogno di un progetto, ma ne avrebbe avuto bisogno anche nei dieci anni passati in cui Zaia ha amministrato l’ordinario senza pensare a progettare il futuro. Come un imprenditore non può fossilizzarsi nel fare sempre le stesse cose ordinarie, ma deve guardare come evolve il mercato e adattarsi per la sopravvivenza e la crescita della sua azienda, così un governatore di regione non può dare la colpa al destino se la sua Regione è in declino, ma  deve guardare come evolve il mondo perché programmare oggi significa mantenere il benessere anche per gli anni futuri.

Per me, un amministratore deve da una parte conoscere i bisogni della propria regione e dall’altra avere una visione di futuro e per questo penso che tutte le azioni sia regionali che locali dovrebbero avere come punto di riferimento i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. L’Agenda si pone l’obiettivo di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Anche l’Unione Europea l’ha fatta propria e la programmazione del prossimo settenato ne terrà conto. Questo significa che tutti i fondi europei saranno erogati alle Regioni che si daranno questi obiettivi. Un’indagine dell’Ocse sul benessere nelle 350 regioni dei paesi più sviluppati individua dieci indicatori necessari al benessere di un territorio e della popolazione che ci vive: ha fotografato un Veneto molto diverso dalla narrazione di Zaia. Ci dice per esempio che il nostro più grande problema è ambientale a causa della pessima qualità dell’aria che respiriamo. Ma non è un destino ineludibile! Sono possibili azioni correttive. Invece il problema non è neppure considerato da Zaia e dalla sua coalizione perché non è percepito dalla popolazione. Se non è un problema per gli elettori, i politici non lo prendono in considerazione.

Il Pd invece ha commissionato ad un gruppo di esperti un’indagine sulle azioni necessarie per la transizione energetica. Arturo Lorenzoni, che di professione si occupa di economia dell’energia è tra gli autori di questo report. Affidare il governo della nostra regione ad una persona competente su uno dei problemi più gravi che attanaglia la nostra regione potrebbe essere un buon inizio. Il Veneto ha poi bisogno di molto altro naturalmente: è un territorio in declino dal punto di vista demografico e che non cresce dal punto di vista  economico. Ma anche questo non è un destino contro cui chi amministra non può fare nulla: è una precisa responsabilità di chi ci governa. I territori che crescono dal punto di vista economico e che sono attrattivi verso imprese e giovani sono quelli in cui vi è sinergia tra mondo imprenditoriale e Università, ma questa sinergia va guidata dalla politica, come è successo in Emilia Romagna nel distretto della Motor Valley o nel biomedicale.

Anche dal punto di vista dei trasporti siamo fermi all’anno zero: il Veneto viene definito da molti una metropoli diffusa, peccato poi doversi sempre affidare alla gomma e trasporto privato per spostare persone e merci; abbiamo bisogno di un vero piano dei trasporti regionale che punti in maniera decisa e forte sulla rotaia accorciando i tempi di percorrenza, creando scambi intermodali efficienti. Se poi abbiamo imparato qualcosa in questa emergenza è quanto sia importante la sanità pubblica, eppure, anche qui, la Lega che da più di 25 anni è alla guida dell’assessorato regionale alla sanità, ha indebolito sempre più il settore pubblico e così i pazienti che possono permetterselo, sono spinti verso centri privati”.

Quali impegni verso il territorio si prende se eletta?                                               Se sarò eletta sicuramente però le mie priorità restano e saranno i servizi socio-sanitari perché penso si debba dare finalmente risposta alle tante persone che con me lo scorso autunno hanno partecipato alla manifestazione  per la sanità pubblica che ha visto il Partito Democratico tra i promotori attivi. La difesa della sanità non è solo difesa dell’ospedale di Santorso o di Asiago o Valdagno, ma è riapertura del Centro di salute mentale  di Schio, è difesa di tutti quei servizi sociali  per le varie forme di disagio, che erano l’eccellenza del nostro territorio. Per parlare ancora di sociale il mio impegno sarà per far si che la regione sostenga le tante Ipab, temo infatti che a causa del Covid e del blocco di questi mesi si avranno non pochi problemi nella chiusura dei bilanci. Non possiamo rischiare, perché le ricadute sarebbero incalcolabili.

Un’altra priorità è l’ambiente in particolare una programmazione che tuteli e valorizzi il nostro territorio che è stato deturpato da anni di “non governo” dal punto di vista urbanistico. Questo ha portato ad un territorio congestionato dal punto di vista della viabilità e ci assegna il triste primato di Regione con il più alto consumo di suolo. Le opere che vanno attuate d’ora in avanti devono anche rendere il territorio resiliente ai cambiamenti climatici e agli eventi meteorologici di forte intensità”.

Il PD viene avvertito come una forza lontana dalla popolazione, con atteggiamenti radical-chic. Come può secondo lei aumentare la propria credibilità in Veneto?        “Penso che il Pd sia ancora l’unico punto di riferimento per chi si riconosce nei valori della Costituzione che sono continuamente messi in discussione da tutti i partiti di destra, dalla Lega a Fratelli d’Italia. Purtroppo la forma partito è novecentesca e non è riuscita ad adattarsi ai mutamenti della società. Se la struttura organizzata è una sua debolezza perché ostacola il cambiamento necessario, è anche una forza perché  ha permesso al partito di resistere all’uscita di molti esponenti importanti che hanno tentato di fondare nuovi partiti, finora con scarso successo. Penso che ci voglia un grande cambiamento nelle modalità di fare politica in modo che il partito diventi attrattivo verso i giovani e le donne, altrimenti siamo destinati a morire piano piano. Per fare questo ci vuole creatività, innovazione e coraggio di cambiare e di aprirsi come abbiamo fatto nei confronti delle forze civiche e scegliendo un candidato presidente come Arturo Lorenzoni”.