Il furto dell’auto era simulato. I carabinieri smontano la versione (fantasiosa) della finta vittima

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La stazione Carabinieri di Malo, da cui una pattuglia è partita dopo il sos

Si era inventato tutto, con la complicità di un amico, abbinando una certa fantasia alla necessità di rendere verosimile la sua versione dei fatti probabilmente per gabbare la propria assicurazione sul furto d’auto. Di cui non era stato affatto vittima M.J.P., operaio 49enne di Isola Vicentina, che meno di un mese fa in data lunedì 19 aprile denunciava ai carabinieri due ignoti malviventi. Secondo il suo racconto, abili malviventi nel sottrargli una Mazda MX-5 di sua proprietà in tarda serata.

Per poi incappare in un incidente con uscita di strada e susseguente incendio della vettura, andata distrutta, con tanto di intervento dei pompieri. Cornice del curioso evento Monte di Malo, sul saliscendi di curve di via Castello. Tutto falso, secondo i militari della stazione di Malo, che in un paio di settimane hanno smontato pezzo per pezzo la versione farlocca dei fatti fornita dal simulatore di reato, ora denunciato a sua volta ma dalle forze dell’ordine, grazie ai rilievi tecnici e ad alcune preziose  testimonianze raccolte sul posto.

Una versione che evidentemente, oltre ad apparire quantomeno curiosa ed inedita per le dinamiche raccontate, presentava delle falle poi “allargate” dai carabinieri della compagnia di Schio. Secondo i quali a bordo della Mazda quella sera erano in due, il guidatore 49enne e un amico – D.B. le iniziali – di 52, entrambi di Isola ed incensurati. Anche se non sarà facilmente dimostrabile l’ipotesi è che la coppia avesse “alzato il gomito”, per poi mettersi in auto e finire fuori strada in prossimità di una curva. Riflessi rallentati e alta velocità le cause probabili dello schianto in un campo, con la vettura a ribaltarsi e prendere fuoco dopo che i due si erano messi in salvo, solo con qualche graffio.

Qualche minuto per concordare il da farsi, ed ecco la “brillante” – si fa per dire – idea di simulare il furto, raccontando nei particolari la storia inventata in quattro e quattr’otto. In breve, l’operaio ha  spergiurato di essere di rientro in tarda serata dopo il turno di lavoro, di aver incrociato due uomini a bordo strada che con ampi gesti chiedevano aiuto. Una volta sceso dall’auto per capire cosa fosse accaduto, con la chiave di accensione keyless in tasca, si era visto i due salire sulla Mazda e sfrecciare via, lasciandolo con un palmo di naso.

Per poi vedere poco dopo la sua vettura “volare” fuori strada e incendiarsi, poche decine di metri dopo, a causa del presunto blocco dello sterzo per via del segnale via radio ormai troppo lontano della chiave rimasta nelle sue tasche. Una tesi smascherata, visto che tra le incongruenze sarebbe emersa anche l’impossibilità del sistema di accensione di avviare il motore con il dispositivo a distanza di metri. A conti fatti, anche se l’ultima parola spetterà a un giudice, i due “energumeni” descritti come ladri d’auto sarebbero stati puri frutti della fantasia dei due amici e complici. Magari stuzzicata dallo stato di ebbrezza alcolica, con l’intento doloso di fornire una ricostruzione dei fatti del tutto mendace, che comporta una possibile pena da 1 a 3 anni in caso di condanna.