Denuncia di essere vittima di estorsioni con modalità mafiose. In realtà, lo era della cocaina

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Una pattuglia di carabinieri bassanesi in centro storico

Ai carabinieri bassanesi aveva fornito una versione dettagliata studiata a tavolino a lungo, raccontando di essere da un anno vittima di estorsione da parte di sconosciuti, ma alla “resa dei conti” con gli esperti militari della Compagnia del Grappa il suo castello di carta e soprattutto di bugie è crollato. Sarà denunciato per simulazione di reato l’imprenditore – e padre di famiglia – vicentino che ha ammesso di aver inventato una persecuzione nei suoi confronti portata avanti con modalità mafiose: era tutta una frottola, un tentativo poco credibile di giustificare i continui ammanchi di denaro che invece erano legati al suo stato di dipendenza dalla droga, in questo caso dalla cocaina.

L’imprenditore, che vive in paese dell’hinterland bassanese e di cui non sono stati rivelati dati sensibili dal comando dell’Arma, si era recato lo scorso 10 giugno in una stazione della stessa per presentare la denuncia. Raccontando un “incubo” reale che stava vivendo da un anno a suo dire, dopo l’incontro con due sconosciuti in un bar della zona, minacce rivolte a lui e alla sua famiglia, e periodiche richieste di denaro per metterle a tacere. Una storia di estorsioni di stampo mafioso che, però, non aveva del tutto convinto chi ha raccolto la sua versione dei fatti e, dopo le dovute verifiche, l’ha smentita fino alla confessione dell’uomo a chiudere un mese dopo le indagini.

In sintesi l’imprenditore aveva spiegato di essere stato avvicinato da due soggetti mai visti prima in un bar, nel corso dell’estate de 2021. Calcando il fattore dell’accento meridionale dei due, che gli avrebbero detto questo parole: “hai proprio una bella famiglia ed anche la tua attività è bella”, aggiungendo che poteva essere un peccato rovinare tutto. A distanza di alcuni giorni, poi, spergiurava di aver trovato nel furgone parcheggiato all’esterno dello stesso bar due foto stampate dei suoi familiari sotto il tergicristallo. Un modus operandi effettivamente assimilabile alle organizzazioni mafiose, mettendo anche in una sorta di preallarme la Procura di Vicenza con un pm informato dei fatti e coordinare le indagini e pure dei sospetti emersi sulla veridicità dei fatti.

Poi le telefonate anonime ricevute da una voce maschile che diceva “sei ancora convinto che stiamo scherzando?“. A quel punto il titolare della piccola attività in proprio ha dichiarato di versare tutti i mesi diverse migliaia di euro in contanti, spiegando anche le modalità di consegna. Una versione dei fatti con però qualche lacuna di troppo che non è sfuggita ai carabinieri, attivando una serie di verifiche mirate e pedinamenti che hanno fornito elementi sicuri da mettere in campo per smascherare la messa in scena.

Convocato in caserma a Bassano del Grappa, e incalzato dalle domande degli investigatori dell’Arma, alla fine l’uomo ha ceduto, spiegando di essersi inventato tutto di sana pianta al fine di trovare giustificazioni di fronte al proprio commercialista il quale non si spiegava i “buchi” nei conti della società. Denaro che spariva senza saperne la destinazione e quindi che sfuggiva alla rendicontazione, oltre che ai bisogni dei propri familiari. Soldi che servivano, alla luce dei fatti stavolta rteali, per acquistare cocaina di cui era gravemente dipendente, scialacquando parte del proprio patrimonio e infilandosi in un tunnel pericoloso di bugie.