Lettere in redazione: “Schio, Liliana Segre non sia usata per riparare i cocci di altre decisioni indegne”

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Riceviamo e pubblichiamo una riflessione sulla recente concessione della cittadinanza onoraria da parte del Consiglio Comunale di Schio alla senatrice Liliana Segre.

 

Gentile redazione, dalla stampa locale veniamo informati che la Senatrice Segre ha accettato volentieri la cittadinanza onoraria proposta da “Noi cittadini” durante il penultimo Consiglio Comunale, e questo è un grande onore per la nostra città. Ci chiediamo però se sia la conclusione della storia iniziata un anno fa con “e vissero tutti felici e contenti”. Nel paese dei balocchi politici in cui si è trasformata Schio ultimamente, di sicuro questo basta per silenziare e sminuire tutto il percorso che ci ha portati sino a qui.

Torniamo all’inizio di questa storia. Un anno fa il sindaco Orsi sostenne la bocciatura della mozione sulle pietre d’inciampo, con la motivazione che “iniziative del genere rischiano di portare odio e divisioni”. Non si sa se per redenzione o per convenienza politica, ma ora lo stesso sindaco ha approvato e sostenuto la cittadinanza onoraria alla signora Segre.

Dalla stampa locale si evince che la senatrice è stata tirata in ballo e incastrata sullo spinoso tema (quello sì purtroppo divisivo) dell’eccidio del 7 luglio. Hanno costretto a schierarsi una persona che, per ovvi motivi, non può conoscere bene quanto trascorso ci sia in città sugli accordi raggiunti negli anni, sul patto di concordia civica, sulle persone che rivendicano la strage contro quelle che la usano come scusa per alzare il braccio destro sfilando per la città in ricordo del 7 luglio.

La cittadinanza onoraria per una persona straordinaria come la Segre non dovrebbe essere sfruttata per riparare i cocci di altre decisioni indegne. Forse, se la senatrice avesse potuto essere a conoscenza delle oltraggiose parole del sindaco Orsi di un anno fa, sarebbe stata più restìa ad accondiscendere alla strumentalizzazione attuata dallo stesso sindaco.

Naturalmente, il sindaco non ha riportato queste sue parole durante il Consiglio in cui presentava la volontà di conferire la cittadinanza onoraria. Se a Schio non ci fosse un sindaco che cambia opinione a seconda di dove spiri l’elettorato, e se non ci fosse un consigliere ostentatamente fascista nel Consiglio Comunale, che avvelena le iniziative per mantenere salda e viva la Memoria, e se l’opposizione avesse perseguito le iniziative seguendo un iter corretto anziché superficiale e frettoloso, allora si potrebbe accogliere la cittadinanza con uno spirito diverso.

Ma danno (quasi) più fastidio coloro che strumentalizzano le cause giuste di coloro che inseguono le cause sbagliate. L’idea del conferimento della cittadinanza onoraria nasce in seguito a uno spregevole insulto osteggiato sulle bacheche comunali contro “la senatrice ebrea”. Nessuno può dirlo, ma forse, se a Schio ci fosse meno divisionismo sui valori della Memoria e della democrazia, al cui avvelenamento hanno contribuito non solo il consigliere estremista ma anche lo stesso sindaco, non avremmo episodi così gravi.

A chi invece non riesce a trovarsi d’accordo con la dichiarazione della Segre, secondo cui “l’eccidio non può trovare giustificazione alcuna”, ricordo un episodio della sua vita: era di fronte a uno dei suoi aguzzini, con una pistola a terra. Decise di non raccoglierla. Lei, che è stata rinchiusa e torturata ad Auschwitz, è riuscita a far prevalere la non violenza di fronte ai suoi torturatori. Che scusa avete voi, per non voler non essere da meno? Riconoscere la gravità dell’eccidio non significa “darla vinta” a qualcuno. La stessa Segre ha detto che non potrà mai perdonare quello che ha subìto. Viene ribadito dalla stessa che la deportazione nazifascista non può essere equiparata all’eccidio di Schio.

Ma può la sinistra rifiutare la proposta della cittadinanza onoraria a una signora che da bambina sopravvisse all’Olocausto? A non conoscere i fatti, si direbbe che dovrebbe accoglierla a braccia aperte. Ma poiché ogni situazione è particolare, in questo caso la risposta dovrebbe essere no. In questo caso, in cui a proporre la cittadinanza è stato un sindaco che ha già dimostrato scarso interesse e memoria corta, a rendere onore alla Segre sarebbe stato un no.

Ma è tentatore il lustro di ricevere una immeritata lettera della Segre che si congratula col sindaco della propria città, pazienza se nascosti dietro a una montagna di incoerenza offensiva. Nel mondo ideale a cui aspiriamo Noi e a cui tutti dovremmo aspirare, ciò non è sufficiente, anzi va solo a confermare la presenza di un ambiente civico-politico che nulla ha a che fare con la vera difesa della nostra storia e delle nostre radici.

Se Schio continuerà ad avere un’opposizione che ha paura di battersi per difendere princìpi e ideali solo per non scomodare troppo, non si sorprendano se l’elettorato rimane deluso dai loro comportamenti. Chi ha combattuto ed è morto per Noi in modi atroci merita più rispetto, le famiglie dei deportati scledensi che assistono a tutto ciò meritano di meglio.

Elena Berlato

Alberto Spinella

Miria Smiderle