Il vicino di casa killer si toglie la vita in cella. Tragico epilogo dopo l’omicidio

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Gelindo Grisotto, presunto assassino di Mario Testolin – freddato lunedì mattina con due colpi di fucile – dopo che ieri sera ha ammesso le sue responsabilità si è tolto la vita in una cella del carcere di Vicenza. Il gesto estremo si sarebbe consumato nel corso della notte, con allarme dato dopo le 5 del mattino, a distanza di appena poche ore dalla conduzione dell’uomo in stato di arresto nella casa circondariale del capoluogo, dopo la confessione sul delitto del pensionato 67enne. Avvenuto in seguito a dissapori tra vicini di casa sfociati in un raptus folle del 53nne morto a sua volta in prigione.

Il colpo di scena segue ai drammatici fatti di sangue di ieri, con cornice le campagne tra Marano Vicentino e Molina di Malo, a cui era seguito un interrogatorio proseguito per tutto il pomeriggio a Thiene. A confermare la notizia del suicidio, sulle cui modalità si farà luce in un secondo momento per capire se il detenuto fosse sotto sorveglianza, è stato il comando provinciale dei carabinieri di Vicenza nella persona del Tenente Colonnello Alessandro Giuliani.

Le prime indiscrezioni da confermare giunte da Vicenza indicano come il 53enne di Marano avrebbe utilizzato il corredo presente nella cella, forse le lenzuola o i pantaloni che indossava, per compiere l’atto estremo. Alle 5.45 è stato dichiarato il decesso, con la salma traportata poi all’esterno del carcere verso l’obitorio dell’ospedale. Annullata quindi la prevista conferenza stampa di stamattina durante la quale gli investigatori dell’Arma impegnati sul caso di omicidio erano chiamati a far chiarezza sui dettagli dell’uccisone di Mario Testolin. Alla luce dell’epilogo inaspettato della vicenda, si dovranno pertanto attendere gli sviluppi delle prossime ore.

GLI ANTEFATTI. Era stato sottoposto a fermo e arrestato nella serata di ieri quello che ormai era additato come il killer di Mario Testolin, questi ucciso alle 8.30 di lunedì con due colpi di fucile in via Molinetta a Marano Vicentino. Il lungo interrogatorio era stato condotto dal procuratore Jacopo Augusto Corno nella caserma dei carabinieri di Thiene. Unico indiziato per l’omicidio il muratore vicino di casa della vittima. Prima di porre in pratica l’intento suicida, avrebbe confessato di aver sparato in prima persona i due colpi che hanno freddato l’artigiano in pensione, utilizzando un’arma assemblata “in proprio” un anno fa e sequestrata ieri mattina dai militari sul luogo del delitto.

Il movente risiede nei rapporti di vicinato carichi di tensione tra le due famiglie, con denunce già presentate in passato nei confronti dell’omicida (nel 2013), accecato dalla rabbia tanto da arrivare a uccidere un uomo a bruciapelo. In quell’occasione le minacce e l’aggressione furono punite con un’ammenda di 1.200, un atto “nero su bianco” che doveva valere soprattutto come un avvertimento a spegnere sul nascere intenti di violenza. Il rancore, in realtà, montava dai primi anni 2000, da quando la vittima aveva acquisito la proprietà di un’abitazione dall’anziano padre di Grisotto, quest’ultimo ritenuto estraneo ai fatti. A tutti gli effetti una regolare compravendita che germinò semi di insofferenza tramutatisi poi in follia, percepita a distanza di oltre 20 anni quasi come una “lesa maestà” dal figlio, fino ad arrivare al caso di omicidio e successivo suicidio.

Alle 13.30 di ieri è arrivato il mezzo delle onoranze funebri che ha recuperato la salma della vittima

Un astio di lunga data, quindi, sfociato in un assassinio all’indomani del giorno di Ferragosto gettando nell’angoscia la comunità maranese. Suo malgrado ancora una volta al centro della cronaca nera della provincia riportando alla mente l’orrore del novembre 2018 con la morte di Anna Filomena Barretta, commessa assassinata dall’ex marito, la guardia giurata Angelo Lavarra. La vittima aveva 41 anni e due figlie. Ieri il sindaco maranese Marco Guzzonato, visibilmente scosso, è stato il primo a presentarsi nello sparuto gruppo di case per portare conforto a chi ha perduto in maniera così cruenta il proprio capofamiglia.

Mario Walter Testolin e Gelindo Renato Grisotto sono i nomi completi di vittima e uccisore, reo confesso quest’ultimo secondo la nota del comando dei carabinieri giunta nella serata di lunedì. Pensionato il primo ora dedito al lavoro nei campi dopo aver avviato all’attività di pittore tinteggiatore il figlio Matteo, muratore il secondo. Entrambi sono padri di famiglia, l’ex artigiano anche nonno di due nipoti. Il 67enne dopo il faccia a faccia è rimasto a terra senza vita, a fianco di un mezzo agricolo, un piccolo trattore. Non è noto, per il momento, dove si trovasse l’assassino all’arrivo delle forze dell’ordine. Dopo lo sparo sono stati vissuti minuti di paura dai nuclei familiari che risiedono nella “corte di campagna”, cinque in tutto.

Il cerchio giallo indica il luogo di ritrovamento del corpo, adagiato a terra a fianco di un trattore

Subito la squadra di soccorritori del Suem giunta da Santorso si era resa conto dei danni irreparabili provocati dai due colpi di fucile, tentando comunque le manovre salvavita sul posto. Purtroppo, Testolin era già di fatto cadavere, morto sul colpp. Una dinamica analoga, in un angosciante rimpallo di scenari di morte, probabilmente si è verificata all’alba di oggi con altri medici o infermieri ad arrendersi all’evidenza nella cella dove anche Grisotto ha concluso la sua esistenza. Anche qui, come ieri, desolatamente per sua stessa mano, guidata da una mente ormai fuori controllo.