Monsignor Tagliaferro “Giusto dell’Umanità”. Fu sacerdote a Schio per 25 anni aiutando partigiani e perseguitati

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Mons. Girolamo Tagliaferro negli ultimi anni come arciprete di Schio

Monsignor Girolamo Tagliaferro, sacerdote vicentino che durante il regime fascista con coraggio contribuì a salvare la vita di decine di partigiani, ricercati politici e famiglie di ebrei in fuga, sarà nominato oggi a Milano “Giusto dell’Umanità“. Originario di Campiglia dei Berici, una volta divenuto arciprete a Schio operò in Altovicentino per 25 anni ininterrotti, tra i (pochi) uomini di Chiesa a opporsi da queste parti a opporsi alle persecuzioni, subendo minacce e venendo “isolato” dai superiori. In particolare accolse in tempi diversi 45 ebrei da Trieste, Ferrara e dall’ex Jugoslavia.

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, fu colpito dal grave lutto in seguito all’assassinio di due fratelli, Arnaldo e Gerardo Tagliaferro. Il 5 maggio 1944, infatti, entrambi furono catturati – mentre un terzo fratello, Giuseppe, riuscì a fuggire – nella loro casa di Campiglia dei Berici e in seguito trucidati a raffiche di mitra dalla squadra fascista “Compagnia della morte”. Per una cruenta rappresaglia dopo il ferimento, da parte di ignoti, del capo del fascio in paese si disse allora, con il sospetto – fondato come si legge da più parti – che si trattasse di un crudele avvertimento proprio al sacerdote antifascista.

Una storia documentata, questa dell’assassinio senza processo dei fratelli Tagliaferro – l’uno maestro di scuola elementare, l’altro contadino -, che si abbina all’opera di don Girolamo. Per per anni il prelato si adoperò per procurare vettovaglie, vestiario e viveri ai partigiani nascosti sulle montagne dell’Altovicentino, per ospitare uomini e donne di famiglie ebree dell’ex JUgolslavia e anche soldati alleati in fuga negli ultimi mesi di guerra, per far redigere documenti falsi per chi come unica via di salvezza doveva espatriare al sicuro in Svizzera. Tutti fuggendo dalle persecuzioni nazifasciste. Oltre a ciò, sin da prima del conflitto bellico si profuse in prima persona nell’assistenza ai poveri, agli orfani e ai bisognosi.

Don Girolamo Tagliaferro giunse a Schio nel 1932, già a 45 anni di età (classe 1887), e qui rimase fino al riposo nel 1957. Ecco la motivazione che ha portato all’onorificenza che segue, a distanza di 65 anni, a quella ricevuta dalla città di Schio con la medaglia d’oro per meriti civili. Gli studi dettagliati dello storico Ugo De Grandis sono stati essenziali per giungere a questo giorno di celebrazioni, che vedrà anche il sindaco Valter Orsi recarsi a Milano per assistere alla cerimonia. “Il riconoscimento di Giusto dell’Umanità viene tributato alle figure esemplari di resistenza morale che in ogni tempo e in ogni luogo della Terra hanno fatto del bene salvando vite umane, si sono battute in favore dei diritti umani durante i genocidi e hanno difeso la dignità della persona”.

Oggi, dunque, venerdì 3 marzo, presso il Giardino dei Giusti al Monte Stella di Milano la memoria di mons. Tagliaferro sarà onorata: sarà insignito ufficialmente post mortem del titolo che le sue azioni in vita hanno ampiamente giustificato. Alla cerimonia parteciperanno come detto il sindaco scledense Valter Orsi, con l’assessore alla Cultura Barbara Corzato, Osvaldo Tagliaferro, pronipote di mons. Girolamo, lo storico Ugo De Grandis che ha presentato l’istanza per il riconoscimento del titolo, l’arciprete don Carlo Guidolin di Schio, don Matteo Zorzanello (delegato del Vescovo berico) e i rappresentanti dell’Associazione Nazionale Partigiani di Vicenza. Sarà presente anche il primo cittadino milanese Giuseppe Sala.