Cocaina a fiumi nello scledense: fermati due fratelli. Giro d’affari da 500 mila euro

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

I carabinieri di Schio hanno fermato come indiziati di reato due fratelli di origini albanesi sui quali pesano fortissimi sospetti di essere una delle centrali di spaccio di cocaina nello scledense e in particolare nelle zone di Santorso, Schio e Marano Vicentino. Per tenere legata a sé la folta schiera di cocainomani della zona, i due ogni tanto non disdegnavano di regale anche qualche dose, creando così una sempre maggiore dipendenza dalla polvere bianca.

L’indagine andava avanti dalla primavera scorsa e si è chiusa in velocità nel primo pomeriggio di ieri, quando i militari dell’Arma, avuto sentore del rischio di fuga, hanno applicato quello che tecnicamente si chiama “fermo di indiziati di reato” nei confronti di Altin e Indrit Tatani, rispettivamente di 35 e 33 anni, che ora sono formalmente accusati, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente in concorso tra loro. I reati sarebbero stati commessi fra aprile e novembre di quest’anno.

L’attività investigativa, condotta dal nucleo operativo e radiomobile e coordinata dalla Procura di Vicenza, è scaturita da informazioni acquisite e osservazioni svolte sul territorio di Santorso dai carabinieri e riguardanti il più giovane dei due fratelli, Indrit, che, alla guida di una Volkswagen Golf bianca, assumeva spesso un atteggiamento sospettoso e sembrava abitare in un appartamento di via Roma anche se, in realtà, era stato cancellato dall’anagrafe comunale per irreperibilità.

Alcuni servizi di osservazione e pedinamento hanno in effetti confermato gli strani comportamenti dell’uomo: alla guida dell’auto, infatti, effettuava sempre strane manovre e svolte che allungavano il tragitto rispetto al punto dove poi avrebbe parcheggiato, come se volesse depistare un eventuale inseguitore. Il 33enne si incontrava, poi, con diverse persone nei pressi di svariati bar della zona di Schio e Marano Vicentino o in altri casi, dopo aver intrattenuto brevi conversazioni telefoniche lanciando costantemente sguardi sospetti attorno, saliva su un altro veicolo appena giunto e si faceva portare in giro per pochi minuti, per poi ritornare dove era stato prelevato.

Tutti questi movimenti sospetti, nonché i molto tossicodipendenti noti alle forze dell’ordine, non hanno fatto altro che confermare i sospetti iniziali su quali fossero le sue attività illecite. Proseguendo nelle indagini, i militari dell’aliquota operativa si sono quindi concentrati anche sul fratello maggiore Altin, di 35 anni e su un altro familiare: sembrava infatti che i due collaborassero attivamente con lui nello spaccio di sostanze stupefacenti.

Grazie a pedinamenti costanti i militari dell’Arma hanno ricostruito la rete di clienti dei due albanesi: molti di loro, successivamente interrogati negli uffici della caserma, hanno confermato di rifornirsi da loro di cocaina, che pagavano 100 euro a dose. Alcuni, in particolare, avevano confessato che ciò accadeva già da circa tre anni e che, a volte, avevano ricevuto qualche dose in regalo. L’ipotesi degli investigatori è che questo meccanismo servisse non solo ad assicurarsi la fiducia della clientela, ma probabilmente anche a generare una maggiore dipendenza, dato che, come testimoniato da alcuni acquirenti, nel tempo erano passati dal consumo di due o tre dosi al mese a una sniffata al giorno, arrivando a contrarre debiti per poter effettuare una spesa mensile di più di tremila euro.

Visto il quadro investigativo, l’operazione dei carabinieri è passata quindi alla fase investigativa finale: gli elementi raccolti nell’indagine hanno confermato un volume di affari di circa 500 mila euro, che portava i due fratelli a girare anche con 20 dosi di cocaina per volta per soddisfare le necessità dei clienti che sorgevano di ora in ora, nonché la disponibilità di diverse abitazioni e garage che avevano in uso e che erano usati per poter svolgere i loro traffici.

L’indagine insomma era ormai conclusa quando la chiusura del cerchio ha subito una accelerazione: i complici infatti nei giorni scorsi hanno iniziato a dimostrare una chiara preoccupazione per i controlli subiti dai “clienti” ed è emersa chiara la volontà di dileguarsi, rendendosi irreperibili. Per evitare questo la Procura di Vicenza ha emesso nei confronto dei due fratelli (i più attivi nelle attività di spaccio) il fermo di indiziati di reato. Durante la perquisizione nelle abitazioni e nei garage a loro in uso, in via Roma a Santorso e via Dalla Costa e via Manin a Schio, sono stati sequestrati 640 grammi di cocaina pura in pietra, 12 grammi della stessa droga ma in 12 dosi già confezionate e pronte per lo smercio, svariato materiale utile al confezionamento, oltre 4 mila euro in contanti, presunto provento dello spaccio, dato che i due indagati risultano disoccupati, e 700 sterline, sempre in contanti. I due, terminati gli atti di rito, sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Vicenza in attesa del processo di convalida dei fermi.