Dramma sull’Ortles, tra le vittime un papà vicentino di origini rumene. Viveva a Santorso

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L’incidente in cordata di domenica sullo Stelvio lascia in eredità due vite spezzate, quella di un alpinista tedesco di 35 anni – giunto in Alto Adige da Monaco di Baviera – e quella di un cittadino rumeno di 46, compiuti da poco più di un mese, vicentino d’adozione. E che si è scoperto solo ieri sera avere la sua residenza a Santorso, in Altovicentino. Si tratta di Calin Dragoiu, da una ventina d’anni emigrato in Italia dove aveva messo radici: sposatosi nel 2016, di professione operaio, lascia nello strazio la moglie e due bambini di 12 e 9 anni.

Sulla sua identità, nell’imminenza della disgrazia, si era mantenuto il dovuto riserbo ieri in attesa della comunicazione della sua morte ai familiari, una fase delicata toccata alle forze dell’ordine con l’aiuto di un amico della vittima, in contatto con le autorità al lavoro nelle fasi di recupero in Alto Adige. Non si conosce invece ancora l’identità dell’altra vittima e delle persone ferite.

Il dramma si è consumato a 3 mila metri di quota, sulle vette più alte della fascia alpina orientale, pare a causa di un appiglio “saltato”, con un’intera cordata di alpinisti a perdere il contatto con la parete della “via normale” dell’Ortles. Due i sopravvissuti rimasti feriti, altri due facenti parte di distinti gruppi sarebbero incolumi. Sul fatto è stato aperto un fascicolo dalla Procura di Bolzano, competente per il territorio del Parco Nazionale dello Stelvio. Saranno sentiti i superstiti non appena sarà loro consentito, oltre ai soccorritori che si sono prodigati nelle fasi di recupero delle due salme e degli infortunati. L’incidente di cordata si è verificato poco dopo l’alba, tra le 6 e le 6.30 del primo mattino di domenica 3 settembre.

Per il 35enne giunto dalla Germania con amici e per il 46enne vicentino non c’è stato modo di salvar loro la vita, a causa di una caduta libera tra le rocce di un canalone per almeno 200 metri a valle. I medici giunti con l’elicottero del Soccorso Alpino non hanno potuto che constatare i due decessi per i traumi da impatto, caricando invece i feriti – si parla per entrambi di fratture multiple -, che non avrebbero riportato lesioni tali da mettere a rischio la loro salute. Entrambi sono stati trasferiti via cielo all’ospedale di Bolzano e sottoposti ad accertamenti diagnostici.

I due gruppi di alpinisti avevano pernottato al rifugio Prayer, a quota 3 mila, per partire in seguito alle prime lui di ieri verso la cima dell’Ortles: la partenza alle 5 del mattino come da programma. Un’impresa non da poco li attendeva, visti i 3.905 metri sul livello del mare della vetta altoatesina. Appena poco dopo un’ora dall’inizio della salita, in una tratto che le guide locali descrivono come non particolarmente impegnativo, l’incidente con esiti mortali.