Sparatoria, Crestani: “Chiedo scusa”. La vittima rischia di perdere un braccio

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Ubriachi fradici tutti e tre: è in un contesto di forte abuso di alcol che è maturato il grave episodio di violenza dell’altra notte a Santorso che ha portato all’arresto in flagranza di Riccardo e Roberto Crestani – rispettivamente padre e figlio – con l’accusa il primo di tentato omicidio premeditato e il secondo di lesioni gravi. Il marocchino Rachid Betahar, 37 anni, l’amico di famiglia colpito a distanza ravvicinata, rischia di perdere l’uso dell’arto: si trova ricoverato all’ospedale di Verona e la notte scorsa è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico.

Il comandante della compagnia di Schio dei carabinieri, maggiore Vincenzo Gardin, insieme con il comandate provinciale, colonnello Alberto Santini, stamattina hanno ricostruito i fatti.

Al momento non si esclude alcuna ipotesi sul motivo per cui si è scatenata la follia omicida del piovenese 40enne, che ha esploso i due colpi di fucile a distanza ravvicinata colpendo per fortuna non mortalmente il 37enne marocchino, pure lui di Piovene. E ancora non si espongono, gli inquirenti, anche sul motivo del feroce pestaggio del padre che ha visto protagonista il 18enne Roberto Crestani, che vive a Piovene proprio con il padre. Gli inquirenti escludono la pista passionale, ma non si sbottonano. Potrebbe trattarsi di motivi legati ai rapporti fra padre e figlio, o di qualcosa legato al mondo della droga, dato che Betahar ha precedenti: fu infatti arrestato nel gennaio 2016 perché trovato in possesso di 400 grammi di hashish.

Passa la sbronza e ritornato in sé in ospedale, dove è piantonato, Riccardo Crestani ha chiesto scusa per quanto accaduto. Intanto però i carabinieri di Schio, guidati dal maggiore Vincenzo Gardin, hanno posto sotto sequestro, oltre al fucile con cui ha sparato, anche altri sei fucili e le relative cartucce che deteneva legalmente in quanto cacciatore.

Bentahar, Roberto e Riccardo Crestani, la convivente di quest’ultimo e il figlio minore della coppia avevano passato la serata al Bar Alpe di Piovene bevendo molto. Già nel locale padre e figlio avevano iniziato a litigare. Ad un certo punto della nottata, Riccardo Crestani se n’era andato lasciando a piedi la compagna e i due figli: andato a casa, aveva preso uno dei suoi fucili, preparato il colpo in canna (cosa che ha fatto scattare l’accusa di premeditazione) e messo l’arma in auto. Ripartito da casa, aveva incrociato l’auto del marocchino, con il resto della famiglia a bordo, nei pressi dell’area di servizio Beyfin di Santorso. Alla guida dell’auto, la convivente di Crestani.

Sono le tre e mezza della notte fra sabato e domenica e, come hanno permesso di appurare i video delle telecamere della stazione di servizio, già depositati in procura, quando Crestani vede il resto della famiglia, si ferma, scende col fucile, si avvicina e spara due colpi di fucile da una distanza di due metri, colpendo Bentahar alla spalla destra e all’avambraccio sinistro: la distanza è ravvicinata e spappola l’arto al marocchino. Poi, il 40enne abbandona il fucile per terra. La compagna chiama il 112, ma non riesce a mettersi in contatto con la centrale, intanto però alcuni abitanti delle case vicine, sentiti gli spari, chiamano i carabinieri che nel giro di poco tempo sono sul posto. Nel frattempo, però, Roberto Crestani, anche lui con un alto grado alcolico nel sangue come il padre, scarica tutta la sua violenza sul padre e lo riempie di calci e pugni. Un pestaggio che non avviene nell’immediatezza della sparatoria e che per questo lascia interdette anche le forze dell’ordine. Che i fumi dell’alcol abbiano tolto il senno al giovane è un dato di fatto, visto che solo quando ieri pomeriggio è stato portato alla casa circondariale di Vicenza si è reso conto di quanto aveva combinato e di essere stato arrestato. Il padre, invece, finirà al San Pio X solo quando si rimetterà dalla raffica di botte che il figlio gli ha scaricato addosso.