Ulss 7 Pedemontana: mancano 30 medici. Pronto soccorso e ospedale di Santorso in emergenza

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“E’ ora di fare chiarezza perché c’è molta confusione. Dobbiamo avere un orizzonte alto, non fermarci a guardare le singole segnalazioni. I problemi che ha l’Ulss 7 in fatto di carenza di medici sono gli stessi che ci sono dappertutto e sono dovuti alla mancanza di specialisti”.

E’ un commissario dell’Ulss 7 Pedemontana particolarmente agguerrito, quasi indispettito, quello che si è presentato ieri di fronte ai giornalisti per fare il punto sulle cause della carenza di medici nei tre ospedali di Santorso, Bassano e Asiago. Un incontro, soprattutto, per snocciolare l’elenco delle azioni messe in campo, “anche ai limiti della legge” per risolvere una questione particolarmente aggrovigliata.

Bortolo Simoni – commissario ma si vocifera direttore generale in pectore dell’Ulss Pedemontana – spiega subito che l’indicazione di illustrare ai media, e quindi alla cittadinanza, la situazione in fatto di risorse umane è arrivata direttamente da Venezia, dalla Regione, dopo che consiglieri regionali, sindacati e sindaci lo hanno interpellato a più riprese per le molteplici criticità. I numeri, in ogni caso, parlano chiaro: nell’Ulss 7 mancano, a detta dello stesso Bortoli, trenta medici, 17 dei quali nei pronto soccorsi di Santorso (almeno dieci) e Bassano. Per gli otto primari, sarebbero invece in corso i concorsi per gli otto primari e quello, dell’Azienda Zero, per infermieri e Oss.

La crisi dell’ospedale dell’Alto Vicentino

Nell’occhio del ciclone, in particolare, l’ospedale di Santorso. Qui la situazione in alcuni reparti è drammatica e mentre il Commissario riporta tali difficoltà al tema globale della mancanza di medici specializzati (video) e racconta le azini messe in campo per superarle, per altri – come i sindacati e le associazioni a tutela dei cittadini – la questione sarebbe più complessa: questa carenza si inserirebbe non solo in una questione legata all’età da pensionamento di medici e primari, ma anche in un disagio e una insicurezza che ha generato la fuga verso le strutture private o altre Ulss.

Sulle criticità dell’ospedale dell’Alto Vicentino, insomma, da una parte c’è la direzione dell’Ulss è decisa a dimostrare che sta facendo quanto nelle sue possibilità per ovviare alle mancanze di personale e apicali (i direttori delle Unità operative complesse), dall’altra associazioni dei cittadini, sindacati, sindaci, dipendenti e cittadini preoccupati per le difficoltà in cui versa da tempo (e sempre più) l’ospedale di Santorso. Con quella sensazione, ribadita anche da coordinatore veneto di Cittadinanza Attiva, Giuseppe Cicciù, che un ospedale così oneroso (30 milioni all’anno di project financing) diventi alla lunga “un poliambulatorio di bassa soglia” o addirittura una struttura da cedere, pezzetto dopo pezzetto, a privati. Lo stesso servizio del Centro Unico di Prenotazione è passato nelle mani della Summano Sanità, la società titolare del project financing.

“L’Ulss 7 è nata solo per le esigenze di potere localistiche – va giù duro Cicciù –, per la necessità dei politici bassanesi di riaffermare il proprio potere in un territorio bistrattato dai cantieri della Pedemontana e dalla chiusura del Tribunale di Bassano. A pagarne il prezzo è l’Alto Vicentino. Doveva essere un’integrazione fra Santorso e Bassano, ma è stata un’incorporazione. I sindaci battano un colpo: dove sono?”.

Anche l’associazione Centro per i Diritti del Malato, di Schio e Thiene, ha inviato a dicembre una lettera preoccupata al Commissario dell’Ulss 7, sulla carenza di personale medico e infermieristico. Una missiva, indirizzata anche ai sindaci di Thiene e Schio, alla quale Simoni ha risposto nei giorni scorsi ribadendo quanto poi spiegato ieri durante la conferenza stampa.

La carenza di personale medico all’ospedale dell’Alto Vicentino si starebbe decisamente deteriorando e fra i servizi più esposti ci sono ortopedia (dove operano 6 medici sui 13 previsti) e radiologia (ce ne solo solo 8 su 20 e l’apparecchiatura per la risonanza magnetica rimane spesso ferma perché mancano medici che refertino i risultati degli esami). La situazione più preoccupante però è quella del pronto soccorso: attualmente mancano dodici medici sui 20 e nel mese di marzo ci sarebbero ben 40 turni ancora scoperti. Lo conferma la stessa Cittadinanza Attiva: la notte sono presenti solo due medici, il che vuol dire che se uno dei due deve accompagnare d’urgenza un paziente all’ospedale di Vicenza, in pronto soccorso ne rimane solo uno.

L’attacco della Cgil

Sulla situazione del’ospedale di Santorso era arrivata solo venerdì scorso la bordata della Cgil. “In queste ore, in cui si registra un sensibile aumento dell’afflusso degli utenti, i lavoratori e le lavoratrici sono ancora in attesa dell’inizio dei lavori per l’adeguamento degli spazi, dell’assunzione di nuovo personale (sia autisti di ambulanza che infermieri), di risposte concrete e più efficaci sul tema della sicurezza. A questo si aggiungano le importanti difficoltà all’interno dell’intero ospedale, dovute alla mancanza di posti letto, problema che denunciamo da sempre e che in questo periodo dell’anno si rende ancor più evidente, a causa dei picchi influenzali”, spiega Lara Donati della Cgil-FP.

L’ospedale dell’Alto Vicentino, infatti ha una media di 2,3 posti letto ogni mille abitanti, contro i 3 degli altri nosocomi veneti. “In particolar modo – spiega ancora Donati a nome dell’organizzazione sindacale – nei reparti di medicina, si è registrata una carenza fino ad un picco di 48 posti letto rispetto alle esigenze, con conseguente trasferimento di pazienti in altri reparti, blocco degli interventi chirurgici ed un notevole aumento dei tempi di attesa nel pronto soccorso, già di per sé in grande difficoltà. A ciò si aggiunge l’ormai cronica carenza di personale medico, infermieristico ed oss”.

Il sindacato chiede “un maggior coordinamento tra chi ha la responsabilità della presa in carico dei pazienti, al fine di evitare che la qualità dei servizi offerti grazie alla professionalità ed all’impegno del personale dipendente venga offuscata da una carenza organizzativa”.

La Cgil ha anche ribadito la “netta contrarietà a qualsiasi ipotesi di ulteriori privatizzazioni dei servizi”. Lo stesso Simoni, ieri in conferenza stampa, ha confermato infatti il tentativo di appaltare a privati una parte del servizio delle uscire di emergenza, “per sondare il mercato”: il bando per un medico più un autista e un infermiere, “è però andato deserto”.