Sgominata la banda che riforniva di eroina e cocaina i consumatori dello scledense

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Grossa operazione antidroga dei carabinieri di Schio, a conclusione di un anno e mezzo di articolate indagini. I militari del capitano Jacopo Mattone hanno sgominato una vasta rete di spacciatori di eroina e cocaina che veniva venduta in dosi minimali a prezzo contenuto. Due i pusher arrestati in questi giorni, tre nel corso delle indagini. Tutti nigeriani. Una quarantina i consumatori intercettati, alcuni anche minorenni. È probabile che i pusher siano gli stessi che hanno rifornito le persone morte di overdose nell’ultimo periodo.

L’indagine antidroga era iniziata a settembre dell’anno scorso, anche su segnalazione di alcune cooperative sociali dedite all’accoglienza di richiedenti asilo che avevano notato in alcuni ospiti, di nazionalità nigeriana, una disponibilità di denaro sospetta, una intemperanza rispetto alle regole del vivere in comune ed atteggiamenti aggressivi. Estromesse subito dal percorso, queste erano poi andate ad abitare insieme in un appartamento. Le informazioni, raccolte in ambiti diversi dai militari avevano così permesso di accertare che a Schio si era formato un sodalizio criminale dedito allo spaccio di droga.

Le indagini si sono concentrate all’inizio sull’osservazione dei movimenti di tali personaggi, mettendo sotto controllo anche i telefoni dei pusher. L’attività investigativa è durata quasi un anno: non è stato semplice ricostruire i ruoli dei singoli soggetti all’interno del gruppo, in quanto cambiavano spesso i telefoni utilizzati e si spostavano principalmente in bicicletta per effettuare l’attività di spaccio. L’attività di spaccio permetteva agli spacciatori di guadagnare almeno tremila euro a settimana, contando su un sistema ben definito che riusciva a metterli al riparo dai controlli dei controlli da parte delle forze dell’ordine: da Vicenza la droga acquistata arrivava a Schio in quanto ingerita, mentre lo smercio al dettaglio avveniva confezionando microdosi da 0,10/0,15 grammi, facili da trasportare in bocca e veloci da vendere al prezzo di 10 euro ciascuna (e quindi per una somma di denaro praticamente disponibile a tutti, anche ai giovanissimi). Lo spaccio inoltre avveniva nei luoghi tipici dell’aggregazione giovanile quali scuole, parchi giochi, parchi pubblici, locali, stazione dei treni e delle corriere, mentre gli spostamenti venivano effettuati quasi tutti in bicicletta o tramite il continuo ricambio di clienti tossicodipendenti. Il versamento dei “guadagni” avveniva ogni settimana su conti correnti esteri, tramite Postepay.

Solo nel caso di ordini più consistenti, venivano incaricati corrieri domiciliati in province metropolitane (come Milano, Torino, Genova, Roma e Napoli), i quali non effettuavano consegne direttamente, ma tramite parenti. Il gruppo viveva in appartamenti con contratto d’affitto intestato ad un prestanome, ovviamente previo compenso in denaro (300-400 euro). Nel corso delle indagini i carabinieri hanno intercettato anche una quarantina di tossicodipendenti, che non solo hanno confermato i traffici del gruppo ma hanno anche messo in luce l’insistenza con cui tallonavano i potenziali clienti, rendendo molto più difficile resistere alla tentazione della dose. Dalle indagini è emerso anche che gli spacciatori usavano passarsi tra loro appunti contenenti i nomi ed i numeri di telefono di buona parte della clientela tossicomane in modo tale che, in caso di arresto di uno dei componenti della banda, era possibile mantenere l’attività illecita da parte degli altri complici.

L’attività d’indagine svolta ha inoltre messo in luce come l’attività di spaccio fosse particolarmente pericolosa sotto il profilo sociale se non della stessa incolumità pubblica: i carabinieri riconducono infatti alle attività di spaccio del gruppo, presumibilmente, anche numerosi episodi di “overdose” (almeno otto) avvenuti anche prima che l’indagine iniziasse e che hanno avuto il loro apice nelle morti di due ragazzi rispettivamente il 4 giugno e del 10 settembre 2017.

Nel corso di questi 18 mesi di investigazioni alcuni dei componenti della banda sono stati arrestati in flagranza. Si tratta di David Jully di 25 anni, arrestato il 1° ottobre scorso con 17 dosi preconfezionate di eroina ed un teaser; Emmanuel Dominic di 39 anni, arrestato il 21 ottobre 2018 con 22 grammi di eroina e quasi duemila euro in contanti; Osesumhen Destiny Ibhawoh di 26 anni, arrestato il 14 novembre con 18,7 grammi di eroina (33 dosi + 1 ovulo), 4,5 gr cocaina (12 dosi) e quasi mille euro in contanti.

Negli ultimi giorni, infine, a seguito della conclusione delle indagini e delle risultanze ottenute, il Tribunale e la Procura di Vicenza hanno accolto le richieste formulate dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, emettendo diversi ordini di perquisizione e di custodia cautelare in carcere nei confronti di alcuni degli indagati, mentre per gli altri è stata notificata la richiesta di rinvio a giudizio. Sono così stati arrestati e condotti in carcere anche Stanley Oseoboh di 29 anni e Godfrey Efe di 25 (quest’ultimo, a capo del gruppo dopo l’arresto di Ibhawoh, è stato contemporaneamente arrestato in flagranza di reato in quanto trovato in possesso di ingente quantità di eroina e cocaina). Perquisizioni sono scattate invece per B.I., di 24 anni, e O.C., 28 anni, entrambi nullafacenti gravati da pregiudizi di polizia, e di E.T., 28 anni, nullafacente incensurato. I tre sono stati denunciati anche per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente in quanto in casa sono stati rinvenuti 90 grammi di marjuana confezionata in 4 involucri.