Coppa Italia: l’Atalanta raggiunge la Juventus in finale, Napoli eliminato

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E’ il 23enne centrocampista Matteo Pessina, l’uomo copertina di Atalanta-Napoli 3-1. Dopo lo 0-0 del Maradona, al Gewiss Stadium di Bergamo, la Dea cala un tris e vola alla finalissima di Coppa Italia: il 19 maggio sfiderà la Juventus. La sede è ancora da decidere, stadio Olimpico di Roma o Meazza di Milano. L’ex azzurro Zapata apre le danze con un gran gol. Poi sale in cattedra Pessina che segna una doppietta inframezzata dalla rete di Lozano. Gli ospiti pagano i tanti errori commessi in fase difensiva: pesano i due gol subiti nei primi 15 minuti di gioco.

Seconda finale di Coppa Italia in tre anni per l’Atalanta Bergamasca Calcio, la quinta della sua storia. Quella Coppa Italia che i nerazzurri però hanno vinto soltanto una volta: nel 1963 contro il Torino. Un altro grande obiettivo raggiunto dal club lombardo grazie alla straordinaria gestione della famiglia Percassi e alla competenza del responsabile dell’area tecnica Giovanni Sartori. La semifinale di ritorno comunque non è stata facile per la squadra di Gasperini, nonostante il momento difficile dei partenopei.

Le scelte dei due tecnici prima del match. Gasp non recupera Maehle, ma a sorpresa ha a disposizione Sutalo, inizialmente escluso addirittura dai convocati. Il croato si sistema proprio a destra nel classico 3-4-1-2, viste le assenze del danese e di Hateboer. Dietro non c’è Romero squalificato, con Toloi e Djimsiti spazio a Palomino. In attacco la coppia Zapata-Muriel sostenuta dall’ottimo Pessina. Gattuso, invece, rilancia Osimhen, affiancato da Lozano e Insigne esterni offensivi. In difesa, Rrahmani e Maksimovic rilevano la coppia titolare Manolas-Koulibaly.

Al Napoli sarebbe bastato un pareggio con gol per passare il turno. Gli azzurri campani, pur in difficoltà per colpa dell’ambiente vulcanico reso incandescente dalle tensioni tra il presidente De Laurentiis e il tecnico Gattuso, a un quarto d’ora dalla fine hanno avuto la palla della qualificazione, gettata alle ortiche da Osimhen che ha sparato sul portiere Gollini. Il 22enne nigeriano si conferma in tal modo il flop più clamoroso della gestione ADL: 80 milioni di euro buttati, anche se i soliti pelosi soloni del calcio continuano a considerare il “colored africano” un grande attaccante.