Addio alla “Signora Ong”: fuggì dal Vietnam con 10 figli. Trovarono ospitalità a Zugliano

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In tanti l’hanno conosciuta, tra Zugliano e Thiene, come la “Signora Ong“, mancata ieri a 82 anni di età. Il suo nome reale e completo, Thi Thu Huong Huynh, è probabile che lo conoscessero solo i familiari e pochissimi altri. Oltre quarant’anni fa, lei, insieme al marito e ai 10 figli (alcuni di loro erano bambini, altri adolescenti) e alla suocera, era tra le decine di migliaia di profughi del Vietnam del Sud in fuga su barche di fortuna, sottratti a morte certa dalle missioni di salvataggio delle navi militari nell’Oceano Indiano. Singole persone e coppie e ancora, in qualche caso, intere famiglie. Poche furono indirizzate verso il Veneto, trovando accoglienza nel Vicentino. Come gli Ong. Qui, la coppia accolse poi l’undicesimo frutto della loro unione, Jeny, l’ultima nata e l’unica venuta alla luce in Italia.

Una grande famiglia, quella che porta il cognome Ong, appunto, tra le centinaia fuggite da un Vietnam postbellico grazie al supporto della Marina Militare Italiana. Giunta sì a fine anni ’70 incolume in Europa ma solo dopo aver superato mille peripezie: una guerra civile ancora “fumante” con ritorsioni sanguinose, l’instabilità politica successiva al ritiro delle truppe americane in Asia: fattori di pericolo che ne minavano la sopravvivenza e il futuro. Salirono, in 13, su una delle boat people le cui immagini fecero il giro del mondo, con solo i più fortunati a venire salvati in mare aperto. Grazie all’interesse del parroco di allora del paese, gli Ong trovarono ospitalità a Zugliano, un evento unico per quei tempi, al contrario di oggi, a cavallo di anni ’70 e ’80.

Un percorso inizialmente tortuoso di integrazione nella realtà dell’Altovicentino, per cultura ma ancor più per una lingua diversa, a cui collaborarono in molti tra cittadini e associazioni del territorio: sicuramente riuscito, in ogni caso, quindi un esempio da seguire. Premiando il coraggio e la volontà di Thi Thu e del marito – che è mancato diversi anni fa dopo lunga malattia – i quali riuscirono a portare in salvo i figli e farli crescere al sicuro insieme alla nonna paterna. La famiglia nei primi tempi – il loro arrivo risale infatti al 1979 – è stata ospitata dalla parrocchia di San Zenone a Zugliano: a lungo vissero nel rustico di Villa Giusti, oggi un centro di aggregazione e promozione culturale del Comune, ma allora di proprietà della parrocchia.

“Ricordo i giorni del loro arrivo a Zugliano – ci confida Simone Caltran, i cui nonni vivevano proprio a fianco della struttura -, l’accoglienza all’asilo da parte delle suore con la comunità incuriosita a incontrare don Danilo Povolo e dedicare loro una grande festa di benvenuto. Il parroco raccontò ai presenti il viaggio avventuroso di questa famiglia ai presenti. Io ero un bambino, allora, e una delle figlie è stata poi mia compagna di classe alle elementari. I più piccoli andarono a scuola per favorire l’apprendimento dell’italiano, i più grandi invece trovarono di lì a poco un posto di lavoro per aiutare in casa: conservo il ricordo una famiglia laboriosa, riservata e che non voleva per così dire arrecare disturbo a nessuno, una sorta di clan che si è inserito gradualmente nella comunità”.

Una delle barche in legno utilizzare per fuggire dai profughi del Vietnam del Sud ai tempi della guerra civile

C’è stato chi portava da mangiare e da vestire agli inizi – aggiunge Nicoletta, la zia di Simone che viveva a fianco dei rifugiati vietnamiti, nello stesso edificio – loro accettavano con gratitudine ma non chiedevano mai nulla, per imbarazzo immagino: erano sempre attenti ad arrangiarsi in quello che potevano dimostrando grande dignità. Ricordo poi il funerale della nonna, che riposa nel cimitero comunale, seguito da una festa come è consuetudine della loro cultura delle origini, a cui furono invitati amici del paese e chi li aveva aiutati. Ho sempre pensato che per la comunità di Zugliano il loro arrivo è stato un bene, per come furono ricevuti e sostenuti e per capire il valore della vera accoglienza, per quei tempi forse una novità assoluta nell’Altovicentino. Certamente anche per questa famiglia, che ha trovato la nostra comunità aperta e una casa dove vivere”.

La famiglia Ong poi si trasferì a Thiene negli anni ’90, e ciascuno fece la propria strada tra i figli, rimasti per buona parte in Altovicentino, dedicandosi ad una attività commerciale in proprio. Il funerale di Thi Thu Huong Huynh, negli anni diventata nonna, si terrà mercoledì alle 10 nella chiesa della frazione del Santo di Thiene, luogo dove l’anziana ha vissuto fino a pochi giorni fa, assistita in particolare da una delle figlie. Sono tanti i vicentini di queste parti che si stanno dimostrando vicini nel lutto agli affetti della mamma e nonna attraverso messaggi di cordoglio sulla pagina Facebook del Comune di Zugliano, che ha riservato un pubblico ricordo di lei e della sua storia familiare.

Thi nella foto dell’epigrafe, che in tanti hanno conosciuto come signora Ong

Le esequie in programma mercoledì mattina saranno precedute, domani alle 19 sempre al Santo, dalla veglia di preghiera. I nomi degli 11 figli le cui vite e le aspirazioni furono salvate grazie anche al suo coraggio, oltre all’umanità di tante altre persone qui in Italia in diverse fasi ed epoche, si leggono nell’annuncio funebre.