Una mostra su Pietro Laverda, fabbricante di “tutto”. Vino, orologi e la terra le sue passioni


Pietro Laverda, fabbricante di macchine agricole. Così si definiva ai suoi tempi, e stiamo andando a ritroso fino alla seconda metà dell’800, un eccellente figlio delle terre collinari della pedemontana vicentina. Più in dettaglio, dei San Giorgio di Perlena, dove i filari di viti e le altre coltivazioni ancora oggi segnano il paesaggio oltre che la storia del territorio.
Un pezzettino di questa storia l’ha scritta con la sua vita professionale proprio Pietro Laverda, che “solo” fabbricante di attrezzi prima e macchinari poi (per l’agricoltura) non era. Nato nel 1845 e vissuto agli 85 anni di età, infatti anche orologiaio, artigiano del legno, amante del buon vino tanto da specializzarsi nella realizzazione di torchi e pigiatoi per l’uva, e perfino inventore. Con originale fiore all’occhiello la produzione di orologi per le torre campanarie.
Regalando in dote così alla sua discendenza quello che oggi si sarebbe chiamato il know-how dopo aver fondato, divenendo pure imprenditore a meno di 30 anni, quasi un miracolo per quei tempi a fine ‘800, un’impresa che portava il suo cognome. Segnando così la vita di tante famiglie di operai e collaboratori al lavoro alle sue dipendenze a Breganze. Qui dove ha avuto la sede storica dell’attività (in contrà Rivaro) fondata però prima “in casa” nel lontanissimo 1873 e cittadine dove la tradizione si porta avanti.
Azienda poi che si è evoluta nei decenni, legando il suo nome nel mondo alle mietitrebbie e altri macchinari per l’agricoltura a tecnologia avanzata, impiegando ancor oggi circa 800 lavoratori. Ma non l’attualità all’ordine del giorno, bensì la storia personale legata alla figura di Pietro Laverda (senior), il fondatore celebrato da una mostra a 180 anni dalla nascita, avvenuta il 10 agosto del 1845 nella casa di una modesta famiglia contadina, che viveva in contrada. Rimase orfano di padre (Francesco) a soli 10 anni, fu cresciuto dalla madre Antonietta con i fratelli. A 13, costruì da solo un orologio in legno a contrappeso, su imitazione di quello del campanile di San Giorgio. Poi si trasferì a Padova per gli stufi e imparò in un bottega artigianale dove si praticava la meccanica. Prima di far ritorno a San Giorgio di Perlena, a 24 anni, per dare sfogo a quanto imparato e sognato lontano da casa negli anni padovani. Uno dei nipoti, Pietro Laverda junior, fu tra i discendenti a continuare l’opera del nonno-fondatore (morì nel 1995).
Ieri sera l’inaugurazione dell’esposizione di memorie e oggetti di rilievo storico collegati alla sua figura, allestita nella sala del Comune di Fara Vicentino denominata “La Chapelle su Loire” nel corso della tradizionale Sagra di San Bortolo. Per circa 10 giorni (fino al 31 agosto), la mostra temporanea sarà visitabile alla sera dalle 20 alle 22 nei giorni feriali e in doppia fascia oraria nei due fine settimana, con orari 10/12 e 15/22. Per l’occasione è stato edito il libro scritto da Piergiorgio Laverda intitolato “Storia e storie del meccanico Pietro Laverda” che ripercorre la vicenda del fondatore delle industrie Laverda ricordando anche i suoi interessi per altri settori della meccanica come gli orologi da campanile, i cannoni grandinifughi, le attrezzature militari per le truppe alpine e le prime applicazioni dell’energia elettrica.
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