Per le Rsa di Montecchio Precalcino un bando al massimo ribasso. Ipab La Casa a rischio

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C’è preoccupazione nell’Alto Vicentino per le sorti dell’Ipab la Casa di Schio, dopo il bando di gara promosso dall’Ulss 7 Pedemontana per la gestione di due servizi, fino affidata appunto a questa Ipab, nel Centro Servizi di Montecchio Precalcino. A scendere in campo, anche il Comitato Sanità Pubblica Alto Vicentino.

“Come hanno spiegato molto bene i sindacati negli articoli apparsi sulla stampa – spiega il Comitato in una nota di oggi – il bando di gara presenta condizioni che rendono impossibile la partecipazione dell’ente che le gestisce da più di vent’anni, che è appunto La Casa”.

Si tratta di due strutture delicatissime: la prima, la Residenza Sanitaria Assistenziale (Rsa) San Michele, è nata dopo la chiusura del manicomio e nel tempo è diventata una importante risorsa territoriale per persone adulte ed anziane con problematiche di salute mentale; la seconda, la Rsa Il Cardo, è stata creata a seguito della dismissione dell’Istituto Nordera di Thiene, ospita persone con disabilità grave e gravissima con alto profilo assistenziale ed è un importante supporto alle famiglie del territorio. Nelle due strutture lavorano 85 operatori sociosanitari, 20 infermieri, 2 fisioterapisti e 5 educatori e il bando prevede l’assegnazione del servizio al massimo ribasso.

“La nostra prima grande preoccupazione – sottolinea il Comitato – riguarda proprio la sorte di queste due strutture e la qualità dell’intervento che esse offrono ai 140 ospiti lì presenti. Quale progetto complessivo esiste su queste due strutture e sulla terza, il Nucleo Residenziale “La Decima”, con 16 posti, attualmente a gestione Ulss? Come possono i dirigenti non porsi il problema della sostituzione, non solo del gestore, ma anche di quella del personale, quando l’assistenza di queste persone fragili necessita di competenze ed esperienza che si possono acquisire solo in anni di lavoro sul campo? Perché sprecare un bagaglio così faticosamente conquistato? Il Centro Servizi non ha ancora smaltito la difficoltà seguita al pensionamento del suo responsabile storico, il medico psichiatra Gianluigi Zanovello, e all’orizzonte si profila un simile cambiamento. Quale tranquillità e fiducia nelle istituzioni possono conservare i familiari degli ospiti?”.

Al centro delle preoccupazioni, anche la sorte degli operatori. “Questo bando al massimo ribasso farà perdere il lavoro a 112 dipendenti dell’ente. Se questi ultimi, legittimamente, rifiuteranno di essere assunti delle cooperative vincitrici della gara (il cambio di contratto comporta per un operatore sociosanitario una diminuzione di circa 200 mensili), saranno dichiarati in esubero e finiranno in mobilità. Questo significa che la Casa dovrà pagare loro l’80% del salario per due anni con un esborso di circa 6 milioni di euro. Non essendo l’ente un’azienda che produce utili, questo significa che il fallimento sarà inevitabile, così come la conseguente privatizzazione. Cosa significherà questo per i nostri anziani?  Si tratta anche qui di una struttura per ospiti non autosufficienti con rilevanti problematiche sanitarie ed alti bisogni assistenziali”. Complessivamente l’Ipab dà lavoro a 425 persone.

“In una società con una demografia a piramide rovesciata come la nostra, questa è una questione che ci riguarda tutti, oggi magari interessa i nostri genitori, tra qualche anno ci interesserà direttamente. Una vera e propria tragedia per il nostro territorio, un regressione che non possiamo accettare” sottolinea ancora il Comitato.

Quanto alle responsabilità per tale situazione, per il Comitato è “sicuramente dell’Azienda Ulss 7 Pedemontana, ma essa obbedisce alle scelte strategiche determinate dall’amministrazione regionale leghista, guidata da Luca Zaia, dall’assessore Manuela Lanzarin, e dal direttore generale dell’Area Sanità e Sociale Domenico Mantoan. Perché? Perché questa è una scelta politica e si poteva scegliere diversamente. Innanzitutto, era giuridicamente necessario fare un bando di gara che mette a rischio il posto di lavoro di 112 persone assunte con un contratto pubblico? Non esistono altri strumenti per definire le collaborazioni tra enti?. Un altro fatto ci inquieta. Dopo aver comunicato la scelta dell’emissione del bando, l’Ulss e lo stesso Mantoan avevano promesso, anche ai Sindaci giustamente preoccupati, che esso avrebbe previsto il parametro della continuità assistenziale (ovvero avrebbe favorito chi lavora già nella struttura perché questo significa offrire un servizio di maggior qualità nel lavoro di relazione e di cura) e, soprattutto, che il budget annuo messo a gara sarebbe stato pari alla spesa in essere. Queste promesse non sono state mantenute. Il bando è al massimo ribasso e, di conseguenza, la cifra offerta non consente a La Casa di pagare gli stipendi ai propri dipendenti e quindi di partecipare. Potranno parteciparvi solo le cooperative sociali, che possono pagare meno i propri lavoratori. È difficile non pensare che questo sia voluto, un disegno premeditato che non mette al centro la qualità ed il benessere delle persone, ma il risparmio economico e la privatizzazione di tutti i servizi, anche di quelli estremamente complessi come questi”.

“Diciamo a tutti i responsabili della Regione e dell’Ulss  prosegue il Comitato – che la nostra comunità è coesa e decisa nella difesa della sanità pubblica, come ha dimostrato con la manifestazione del 16 novembre scorso. Pertanto chiediamo che il bando venga modificato e che si trovino velocemente soluzioni sostenibili, che rispondano efficacemente alla necessità di tutela di ospiti e famiglie delle strutture, di salvaguardia dei  lavoratori e di mantenimento nel territorio di un ente di fondamentale  importanza quale è l’Ipab La Casa”.

Preoccupazioni anche dai sindacati sia Cgil Cisl e Uil che Usb, tutti chiedono una revisione del bando e la garanzia di un posto di lavoro pubblico per i 112 dipendenti.

Sulla vicenda, interrogazione in consiglio comunale lunedì sera da parte di Alex Cioni di Schio Città Capoluogo. “Ho contattato il presidente Zaia – ha spiegato lunedì sera in consiglio comunale il sindaco Valer Orsi – il quale ha dato delega all’assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin di approfondire la questione. Sono in attesa di una risposta. Siamo tutti allarmati perché  questa linea dell’Ulss mette in difficoltà il pubblico per favorire il privato. Ciò che lascia allibiti è che nei mesi scorsi, in conferenza dei sindaci, ci erano state date garanzie per una gestione pubblica”.

Il consigliere regionale e capogruppo Pd Stefano Fracasso ha presentato una interrogazione che chiede la sospensione della gara e la sua riformulazione con nuovi criteri. “Siamo di fronte al rischio di vedersi compiere l’ennesimo episodio di smantellamento del sistema delle Ipab del Veneto a favore di soggetti privati. Con il paradosso che, prima si dice che le Ipab devono diversificare i sevizi, e poi le si taglia fuori, di fatto, dalla possibilità di operare. Una stortura i cui effetti rischiano di compromettere la qualità di un servizio che è di fondamentale importanza per tantissime famiglie”.