Rinascere in montagna: l’università forma i nuovi abitanti delle terre alte

In un paese dove il 35% del territorio è montano e le sfide legate allo spopolamento si fanno sempre più urgenti, l’Università di Padova risponde con un’iniziativa innovativa e lungimirante: due corsi di formazione, chiamati Rimont e Newmont, pensati per chi vuole tornare a vivere – o iniziare a farlo – nelle terre alte.

Non si tratta di un semplice progetto accademico, ma di un vero e proprio piano di rilancio culturale e sociale, sostenuto dal Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio. L’obiettivo è chiaro: trasformare la montagna da luogo marginale a spazio vitale e quotidiano. A spiegarlo è Andrea Cecchellero, consigliere regionale dell’intergruppo Lega – Liga Veneta ed ex sindaco di Posina, il quale sottolinea come “la montagna debba tornare a essere vissuta ogni giorno, da chi la abita davvero, con relazioni, lavoro e servizi che ne rispettino le specificità.” Non più solo mete turistiche o fughe del weekend, le terre alte devono poter accogliere nuovi residenti, favorendo inclusione e sostenibilità.

Il corso Rimont, aperto a futuri abitanti, amministratori, imprenditori, associazioni e proprietari immobiliari, offre una formazione completa sulla gestione dei processi di ripopolamento, sull’accesso agli alloggi e agli incentivi per le ristrutturazioni, sull’integrazione nel tessuto economico e sociale, e sulla valorizzazione del patrimonio boschivo — elemento centrale per l’equilibrio ambientale e la filiera produttiva locale. A guidare il percorso sarà Mauro Varotto, geografo e docente presso l’ateneo patavino, autore di numerosi studi che guardano alla montagna come “laboratorio per una nuova sostenibilità territoriale”. In parallelo, il corso Newmont è destinato a giornalisti, operatori turistici, insegnanti e comunicatori, con l’intento di promuovere una narrazione più autentica e consapevole della vita montana, superando stereotipi ormai obsoleti e offrendo nuovi strumenti per raccontare questi territori.

L’esperienza trae ispirazione da buone pratiche già attivate in Val Posina, Val di Zoldo e in Carnia, dove piccoli borghi hanno visto una rinascita grazie a modelli di abitare condiviso e partecipativo, con risultati concreti in termini di coesione sociale e vitalità economica. Le iscrizioni ai corsi sono aperte fino a venerdì 18 luglio, con un massimo di 30 partecipanti per ciascun modulo e la possibilità di accedere gratuitamente per i primi 15 ammessi. Le lezioni si svolgeranno tra settembre e ottobre in diverse sedi: Padova, Posina, Val di Zoldo e Tolmezzo. I partecipanti riceveranno anche 5 crediti formativi universitari (CFU).

L’idea di fondo è chiara e condivisa da chi da tempo vive e lavora in montagna: rimettere al centro le persone, costruire reti sociali, garantire infrastrutture e servizi, ma anche valorizzare le risorse naturali e culturali di territori troppo spesso considerati marginali. Come afferma Cecchellero, “c’è in ballo una sfida molto impegnativa, ma che possiamo e dobbiamo vincere.” Chi decide di raccoglierla, oggi più che mai, contribuisce a riscrivere il futuro delle terre alte.

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