Oggi il memorial per la storica segretaria del Valdastico: “Renate è stata una mamma”

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A seminare bene, si raccoglie sempre bene. Chissà se Renate Oberkalmsteiner ci avrà pensato in questi termini o se, così come sostiene chi l’ha conosciuta, semplicemente c’era un cuore grande che spingeva a fare senza aspettarsi nulla in cambio. E così che domani, a meno di due mesi dalla sua improvvisa scomparsa, un torneo di calcio ne celebrerà la memoria nella “sua” Valdastico.

A volerlo, i suoi calciatori, quelli per i quali è stata l’immancabile segretaria – e forse qualcosa di più – per oltre trent’anni: su tutti, Yusupha Jammeh, particolarmente legato a Renate per l’umanità inaspettata con il quale lo ha accolto in un momento di difficoltà: “Sono approdato in Italia dal Gambia nel 2015, appena maggiorenne – racconta Yusupha, per tutti Beppe – e dopo tante peripezie sono arrivato a Valdastico. Non avevo né casa né lavoro, solo il desiderio di inserirmi nella società e crearmi un futuro. Renate mi ha aiutando mettendomi a disposizione un alloggio temporaneo e agevolandomi cibo, coperte e stoviglie. Una mamma per me che non avevo nessuno: sono andato persino qualche mese in Olanda per un lavoro, per sdebitarmi almeno in piccola parte di tanta generosità”.

E se il caso di Beppe è la punta dell’iceberg di una rete solidale fatta di aiuto e di comprensione, è proprio l’intera società sportiva di Valdastico a rivelarsi come realtà che ha fatto dell’accoglienza la sua bandiera: “Dopo la retrocessione in terza categoria, qualche anno fa – spiega lo storico presidente Valter Pretto – tanti ragazzi se ne sono andati prendendo strade differenti. Con l’aggancio di un giovane africano, abbiamo conosciuto una comitiva di ragazzi di colore uniti dalla passione per il pallone, ma sparsi senza una squadra tra i campetti in disuso della provincia. Così siamo ripartiti da loro per tenere vivi i colori nero verdi della nostra associazione: ragazzi umili e rispettosi, che ci siamo sentiti in dovere di aiutare magari indirizzandoli verso qualche opportunità di lavoro e sostenendoli con qualche piccolo rimborso spese”. Niente a che vedere con le cifre che girano anche nel calcio “minore”, tra colleghi italiani che non non ci hanno pensato un momento ad accantonare la maglia del cuore per un palcoscenico più remunerativo: Qui non avremmo nemmeno la possibilità di fare di più, economicamente. Non nascondo – si sbottona Pretto – che in paese qualcuno ci ha guardati inizialmente con un po’ di diffidenza: una squadra di “mori” non passa inosservata, ma questi ragazzi hanno testimoniato col loro atteggiamento quanto fossero bravi e puliti. Per questo io e Renate, abbiamo creduto in loro e non abbiamo mollato aiutandoli come potevamo”.

E per lei, appunto Yus e tutta la famiglia nero verde “made in Africa”, sarà in campo in un sentito memorial fatto di cuore e di amicizia: con una coppa che nel tardo pomeriggio di oggi suggellerà il ricordo di chi non ha esitato a guardare oltre la lingua e il colore della pelle. Di poche ma schiette parole Renate, capace di far pesare la sostanza più di ogni apparenza.

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