Il sogno della periferia si ferma per due voti: “Ho detto no al riconteggio, scelgo l’unità”

Due voti. Tanto è bastato per fermare la corsa di Luca Cislaghi, consigliere comunale di Velo d’Astico e volto emergente del Partito Democratico vicentino. Una cifra che non può essere ignorata, perché dietro quei numeri si nasconde una campagna elettorale breve ma intensa, capace di mobilitare territori spesso dimenticati e di sfidare la polarizzazione creata da figure più note come Carlo Cunegato nello scledense.
Luca Cislaghi, candidato del Partito Democratico alle regionali venete, ha mancato l’ingresso in Consiglio per soli due voti. Una differenza minima che racconta molto più di un risultato: la forza di una candidatura nata dalla “periferia” e capace di raccogliere oltre 3.700 preferenze. Molti, nei giorni successivi allo spoglio, hanno suggerito a Cislaghi di chiedere un riconteggio: in diversi seggi dell’Alto Vicentino sarebbero emerse schede contestabili, complici l’assenza di rappresentanti di lista. Ma Cislaghi ha scelto la strada della responsabilità: «Ora avanti sul lavoro per i cittadini», ha dichiarato, comunicando alla Direzione del PD la decisione di non intraprendere alcuna iniziativa di revisione del risultato. Cislaghi ama definirsi “candidato della periferia”.
E proprio da lì è arrivato un consenso ampio, segno che le comunità locali chiedono rappresentanza e ascolto: «Il consenso ricevuto è per me motivo di profonda gratitudine e di grande responsabilità», ha sottolineato, ringraziando circoli, iscritti e volontari che hanno costruito insieme il risultato. Difesa delle montagne e dei piccoli centri, con politiche di sostenibilità e cura del territorio, investimenti in case di comunità reali e stabili, riduzione delle liste d’attesa e potenziamento del personale sanitario, controllo di vicinato, illuminazione e rigenerazione urbana per ridurre il degrado e rafforzare le comunità, salari dignitosi e opportunità per contrastare la fuga dei talenti, con un Veneto che premi la produttività e non solo la fatica: questi i punti cardine che, nonostante il risultato beffardo, hanno premiato il quasi-consigliere operaio, si dice sostenuto trasversalmente anche da chi, nell’alto vicentino, auspicava una rappresentanza moderata ma determinata.
Il PD veneto, pur fermandosi al 16,6% e conquistando nove seggi, ha trovato in Cislaghi un protagonista che, pur restando fuori per un soffio, ha dimostrato di saper parlare ai territori. Non a caso, il candidato ha rivolto i suoi auguri di buon lavoro ai consiglieri eletti Chiara Luisetto e Antonio Dalla Pozza, ribadendo che «il Veneto ha bisogno di rappresentanti presenti, concreti e capaci di stare tra la gente». La sua promessa è chiara: continuare l’impegno politico e civile con lo stesso senso di responsabilità che lo ha guidato finora. Due voti non cancellano un percorso, ma lo rendono ancora più significativo.
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