Spazi pubblicitari in locandine di una Onlus venduti tacendo sui profitti. Una denunciata

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La sede della tenenza della guardia di finanza a Thiene

La Guardia di Finanza di Thiene scova una presunta “evasione totale” attraverso la quale una professionista nel settore del marketing e della pubblicità avrebbe ricavato circa 200 mila euro in 4 anni, senza nulla dichiarare al fisco. Intercettando anche altre irregolarità nei rapporti di lavoro con due stretti collaboratori, la cui posizione contrattuale risulta sotto ulteriore approfondimenti. Sotto indagine è finita una donna di 56 anni, di origini cubane (G.B. le iniziali) e residente ad Arsiero ma con un giro d’affari capillare avviato nella città thienese, tanto di avvalersi due due collaboratori.

Secondo i finanzieri delle Fiamme Gialle che indagano sul cosiddetto “sommerso d’azienda” l’attività dello studio di marketing consisteva nel raccogliere pubblicità da inserire in un manifesto che divulga il messaggio di un’associazione benefica – considerata estranea agli illeciti contestati -, incamerando però nel contempo i proventi degli spazi degli inserzionisti in prima persona. La locandina che riporta la promozione sia della Onlus che dei privati veniva poi affissa negli studi medici e attività affini, rivolta agli utenti degli stessi.

I primi dati acquisiti dal comando provinciale che hanno fatto scattare la verifica risalgono alla fine dell’anno 2017, con la tenenza della GdF di Thiene ad esperire accertamenti che hanno composto l’indagine, chiusa il 25 gennaio. L’esperta di marketing ritenuta evasore totale per l’Iva dal 2014 al 2018 e di altre incombenze, secondo il prospetto accusatorio aveva messo in piedi una condotta redditizia, ma ai limiti della legalità e comunque non rendendo noti i proprio ricavi al fisco.

Tramite un incaricato, la titolare proponeva a cliniche e studi privati (tra questi centri convenzionati con le Ulss) la realizzazione di manifesti cartaceo per pubblicizzare le loro attività, da affiggere all’interno di ambulatori gestiti da medici di base situati nelle zone adiacenti e in comuni limitrofi. Infine, per procedere alla distribuzione, si richiedevano 300 euro (più Iva) agli inserzionisti, garantendo 6 mesi di permanenza. Una sorta di “affitto” di parete in locali altrui.

Gli investigatori delle Fiamme Gialle nel corso delle indagini hanno verificato l’esistenza di un accordo tra la professionista e un’associazione no-profit, la cui collaborazione prevedeva la promozione del nome, dell’immagine e dell’attività istituzionale dell’Onlus presso gli studi di medici di base, ma esclusivamente a titolo gratuito. Per i volontari impegnati dell’associazione, insomma, la donna era una benefattrice. Nella stessa locandina distribuita in decine di locali mirati, però, apparivano anche le pubblicità invece redditizie vendute secondo un tariffario proposto di volta in volta agli inserzionisti, introiti che non finivano nella “casse benefiche”.

Tutti compensi non dichiarati, inoltre, per un volume d’affari ricostruito in 177.746 euro, evadendo così le tasse relative ad Iva e Irap, a cui si aggiungono dei costi non deducibili pari ad altri 8 mila euro e altri 28 mila euro non contabilizzati correttamente: tutte somme che concorrono a determinare l’imponibile su cui calcolare quanto effettivamente dovrà essere risarcito all’erario.