Il ricordo di Alberto, volontario in Africa e in più comunità del Vicentino. Mercoledì l’incidente fatale

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Oltre ad aver lasciato con un groppo in gola la comunità di Zanè, dove Alberto Lucca ha vissuto e ha fondato una famiglia insieme alla moglie, è il mondo del volontariato sociale a piangere l’improvvisa scomparsa del 70enne. Definito da più parti come uomo di gran cuore che amava dedicare il proprio tempo libero e le sue energie al prossimo senza null’altro chiedere in cambio che un sorriso. Il pensionato vicentino, originario della Valdastico, è morto sul colpo mercoledì mattina a Marano Vicentino in seguito ai traumi riportati alle 9.30 mentre in bicicletta da corsa affrontava una rotatoria sullo snodo della provinciale 122 che porta a Schio e Malo.

A investirlo una donna del posto di 82 anni, rimasta illesa ma sotto choc e seguita sin dalle prime ore post incidente dal servizio di supporto psicologico dell’Ulss 7 Pedemontana. Solo quando si sarà parzialmente ripresa, l’anziana donna potrà fornire una sua versione dei fatti, ricostruiti fin qui per quanto possibile dalla polizia locale Alto Vicentino.

In pensione da circa quindici anni, Alberto Lucca è stato fin dal 2000 una colonna portante del gruppo Frontiere Nuove, collegato all’associazione Cefa Onlus di Bologna, mettendosi al servizio in prima persona di importanti progetti in Africa. Dedicando parte delle “ferie” a progetti umanitari lontano da casa, e una volta a riposo dalla sua occupazione lavorativa anche dei lunghi periodi. La prima missione vent’anni fa nel 2000, poi tra i viaggi compiuti nel continente, nel 2008 ha fatto parte di una spedizione di posa delle linee elettriche per installare una turbina a servizio di una diga vicina a un villaggio in Tanzania, insieme ad altri volontari vicentini. Ex tecnico elettricista dell’Enel, come altri amici ed ex colleghi riuniti dalla propensione a fare del bene metteva in campo la sua esperienza in queste missioni, portandosi al rientro in famiglia ogni volta un bagaglio di storie da raccontare.

La rotatoria di Marano dove si è verificato l’incidente

 

In anni recenti, dopo aver assaporato la gioia di diventare nonno di due nipoti, trovava sempre il tempo per gli altri, prestando un costante e prezioso aiuto presso alcuni centri di aiuto al prossimo della zona: alla comunità Sankalpa con padre Ireneo a Mason e con don Beppe Gobbo presso la cooperativa Radicà di Calvene. La notizia della tragica scomparsa di Alberto, quindi, ha portato sconforto in più località dell’Altovicentino, da contrada Lucca nella Valle dell’Astico fino a Zanè e toccando l’Africa, dove attraverso la sua opera buona si era fatto anche lì conoscere e apprezzare. “Quando qualcuno aveva bisogno, Alberto c’era. Posso garantirlo per esperienza mia personale ma anche da parte di tutti coloro che lo hanno conosciuto” ci ha confidato un’amica di famiglia, molto affranta per la disgrazia. “Un uomo generoso come pochi ne ho conosciuto” un altro messaggio che evidenzia un aspetto essenziale dell’indole del 70enne strappato dal destino alla moglie e alla figlia prima del tempo.

Il pensionato zanediense era nato nel 1951 e viveva in via Trento con la moglie Bruna, proprio ai confini con Thiene, città della sua gioventù. Una coppia molto affiatata, dopo aver cresciuto la figlia Michela che, a sua volta, ha formato una famiglia regalando ai neo nonni amorevoli i nipotini da accudire.

Per il momento dalla Procura di Vicenza non è ancora giunto il necessario nulla osta per la celebrazione delle esequie. In merito al fascicolo aperto in seguito all’incidente di Marano, le indagini in corso mirano a verificare la pertinenza dell’accusa di omicidio stradale nei confronti dell’automobilista dello stesso paese, che si trovava sola alla guida all’interno dell’Opel Corsa finita poi fuori strada in via Monte Pasubio.