Una 18enne vicentina, studente in Australia, salva un bimbo dalle onde dell’Oceano

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Un'immagine di Sofia proprio su una delle spiagge dove è avvenuto l'episodio

Sofia, studentessa di Zugliano in Australia per motivi di studio, si tuffa nell’Oceano per una nuotata e si ritrova all’improvviso a salvare la vita di un bambino. Il suo nome completo – Sofia Pietribiasi, classe 2001 che ha da poco festeggiato la maggiore età – campeggia sulle pagine dei quotidiani australiani, dopo il salvataggio di Kaleb. Insieme a lui, 13 anni e un altro fratello più grande, si erano avventurati in mare, in un tratto dove le correnti impetuose li stavano trascinando su pericolosi scogli. Grazie al coraggio e alla freddezza della ragazza che proviene dalla frazione Grumolo Pedemonte, ospitata dalla famiglia dei due fratellini in difficoltà, tutti si sono messi in salvo riportando solo uno spavento.

Sofia di recente ha festeggiato i 18 anni proprio in Australia, da dove rientrerà la prossima estate a luglio. Nei mesi scorsi ha intrapreso un percorso di studi nel suo-est del continente australe, scegliendo come residenza la cittadina di Woolgoolga, composta da 5 mila anime e che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Lì frequenta la High School locale, tra spiagge mozzafiato e meraviglie paesaggistiche intorno a lei ad ogni sguardo. Luoghi da favola, o da da guide turistiche se si preferisce, ma con i tranelli della natura dietro l’angolo. In Veneto la teenager volata in Australia a inizio anno scolastico frequenta il liceo artistico di Nove, dove ritornerà al termine dell’esperienza intercontinentale.  

“Mi trovavo nella spiaggia principale del paese intorno alle 19 – ci racconta direttamente dalla regione del Nuovo Galles del Sud -, durante il giorno ci sono i bagnini anche se per la gente della zona fare un tuffo nell’Oceano a quell’ora è una cosa normale. Siamo andati a fare un bagno, io e i miei ‘fratelli ospitanti'”. Tutto nella norma fin qui, poi la situazione rischia di precipitare: il vento e le onde sorprendono il terzetto che senza nemmeno accorgersene si allontana troppo dalla riva, con una scogliera nelle vicinanze che si fa via via più minacciosa. “Il bambino più grande, Isaac, è riuscito subito da solo ad uscire dall’acqua – continua Sofia nel suo racconto – invece io vedendo il piccolo Kaleb in difficoltà e più lontano da me, l’ho preso per una mano e ho iniziato a nuotare cercando faticosamente di ritornare a riva. Alla fine con molta forza siamo riusciti ad uscire”.

A rimanere vivi, al termine di un’esperienza da adrenalina pure, i ringraziamenti dei genitori – “sono una seconda famiglia” dice la vicentina – che ospitano Sofia nel lungo soggiorno australiano, ma anche la paura provata in quegli attimi concitati. “E’ stato spaventoso, soprattutto il piccolo era impaurito ed ho cercato di rassicurarlo e di fargli pensare solo di nuotare e di non parlare. Oltre alla corrente molto forte le onde visto mi sovrastavano e mi portavano sott’acqua, rendendo tutto più difficile. Anche se avevo solo un braccio a disposizione per tornare a galla, mentre con l’altro tenevo stretto il bambino, per fortuna e l’abbiamo fatta”.

Visto il lieto fine della vicenda, una battuta è concessa: “prendere il brevetto da bagnina? Ci sto pensando!”.