Riapertura Terme, affondo della consigliera regionale Guarda: “Cinque anni sprecati”

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La Regione Veneto rilancia sull’apertura del centro termale di Recoaro, non ancora avvenuta nonostante lo sblocco del 15 giugno per gli impianti termali e dopo l’affido a durata ventennale, mentre la consigliera vicentina Cristina Guarda affonda diretta sulla questione, denunciando il quinquennio “perso per strada”. Il confronto dialettico con il vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin cresce sul terreno dei botta e risposta a mezzo comunicati stampa, mentre la cittadina, sotto commissariamento amministrativo, confida di riappropriarsi della propria vocazione turistica rivolta a visitatori e ospiti in cerca di benessere e relax. Oltre che delle bellezze paesaggistiche delle Piccole Dolomiti e ai prodotti tipici.

La gara per l’affidamento della gestione delle terme si è conclusa nel 2019, poi è arrivato il ciclone pandemia a far slittare di altri mesi ulteriori la sospirata riapertura. Con la puntuale osservazione delle linee guida è arrivata solo sulla carta lunedì scorso per tutti gli stabilimenti termali veneti, nel rispetto delle normative anticontagio vigenti. Ma non ancora per quelle recoaresi.

La Regione  aveva avviato nel 2019 un “percorso di valorizzazione strategica” del centro termale, indicendo una gara per l’individuazione di operatori professionali qualificati che garantissero gli interventi necessari per assicurare l’attrattività del centro. “Continua a rimanere tra le priorità – spiega Gianluca Forcolin, assessore veneziano al Demanio e al Patrimonio -. Abbiamo sicuramente affrontato delle difficoltà tecniche, ma ora daremo un forte impulso alla procedura definendo le modalità di ripresa dell’attività termale. La Regione sta facendo la sua parte – conclude Forcolin -, con senso di responsabilità, sollecitudine e attenzione nei confronti del sistema economico della vallata, la cui ripresa deve essere, per quanto possibile, sostenuta e facilitata con il concorso di tutti, affinché il centro possa riaprire al più presto generando effetti positivi per il turismo e per l’economia dell’intero territorio recoarese”.

Non tarda ad arrivare una spinosa replica della consigliera vicentina all’opposizione Cristina Guarda, del gruppo Civica per il Veneto. “Le uscite delle ultime ore sulle Terme di Recoaro fanno pena e rabbia. Si sono persi 5 anni in chiacchiere, in vuote promesse elettorali in occasione delle ultime elezioni europee e ci sono imprenditori che purtroppo ci hanno rimesso migliaia e migliaia di euro, umiliati dall’inaffidabile e colpevole confusione della Lega veneta. La Regione del Veneto ha affossato le terme di Recoaro. Dovrebbe avere il pudore di andare fino in fondo e togliere il termine ‘Terme’ dalla denominazione del Paese, un tempo turistico ed ora, sempre più in difficoltà perché l’asset che più distingueva Recoaro dalle altre località viene fatto deperire coscientemente da politici che si coprono occhi e orecchie”.

La consigliera originaria di Lonigo rivendica le sue azioni poste in campo sul tema. “La serie di interrogazioni e mozioni costruite assieme ai cittadini è rimaste purtroppo inascoltata proprio da quei leghisti pronti a passerelle elettorali. Dal 2015 – ricorda Guarda – ho continuato a richiedere un affidamento pluridecennale per consentire a imprenditori e cittadini di poter investire nelle terme attuando un vero piano di sviluppo. Dopo 30 anni di proprietà della Regione del Veneto e gestione fallimentare, dopo aver scaricato la colpa sui cittadini, ora, la colpa ricade nel Covid-19? Così facendo, hanno tradito e stanno tradendo chi vive a Recoaro. Delusi gli imprenditori che volevano mettersi in gioco. Cancellato l’occasione per rilanciare il territorio attraverso le Terme, per non assistere ad ulteriori fuggi fuggi. Bastava un briciolo di attenzione e un po’ di cura rispetto il bene pubblico.