Assassinio per vendetta? La tragedia di Trissino tra vecchie ruggini e oro

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La scena del crimine

Vecchie ruggini, scaturite da affari d’oro, risoltesi in maniera efferata con il piombo. Quello delle pallottole che ieri, a Trissino, hanno interrotto le vite prima di Enrico Faggion – la vittima – e poi di Giancarlo Rigon – il carnefice –, lasciando nello sgomento un intero paese oltre che due famiglie affrante nel dolore. Suscitando inoltre un’eco su tutti i media nazionale. Il movente sarebbe la vendetta, perpetrata da un ex orafo che per 13 anni avrebbe covato un rancore feroce rinfocolato dal diverbio Faggion, membro della famiglia che gestiva un laboratorio orafo e una gioielleria a Castelgomberto. Poi i cinque colpi di pistola, il sangue sul marciapiede, la caccia all’uomo e il ritrovamento del killer quattro ore più tardi, suicida.

Tutto in un terribile primo pomeriggio di fine luglio. Con una scena del crimine inusuale: all’aria aperta, in pieno giorno, a pochi metri dall’area cittadina dedicata allo sport e a fini ricreativi e all’ora di pranzo quando in tanti si godono una parentesi, un break, in famiglia. Così come Enrico Faggion, freddato a pochi metri dalla sua casa d’origine e a pochi giorni dal matrimonio con l’amata Sabrina. A sparare sempre e solo il 61enne Giancarlo Rigon, omicida prima e suicida poi. Avrebbe lasciato un biglietto sul sedile della sua Mercedes Classe E nera, ricercata per ore ieri anche con l’ausilio degli elicotteri, lasciando indicazioni per la sepoltura. Lo riporta all’interno dell’ampio servizio il Giornale di Vicenza odierno.

Le indagini sono in corso, con il colonnello dei carabinieri Alessandro Giuliani a fornire comunque indicazioni ai giornalisti presenti in massa a Trissino. Ormai ricostruita la vicenda nella sua dinamica, restano da chiarire i frammenti del passato che collegano Faggion e Rigon. Due famiglie che condividevano il settore professionale, quello orafo, legate ancora da un filo invisibile nonostante la chiusura dell’attività per entrambe. Un presunto credito preteso dall’uomo divenuto un omicida sembra rappresentare l’ipotesi più accreditata, la pista sulla quale stanno lavorando gli inquirenti interrogando i parenti più stretti.

I fatti risalirebbero al 2005, quando il punto vendita di gioielli della famiglia Faggion fu rapinato dei preziosi per un valore stimato in circa 100 mila euro. Una banda di giostrai, successivamente, fu braccata e condannata per l’irruzione. Da qui l’origine del lamentato debito, con un risarcimento mai incassato per delle merce affidata in conto vendita da chi, oggi, viene descritto come un assassino spietato. Di recente, uno scontro verbale tra i due sarebbe scaturito in minacce, poi concretizzatesi in tragedia.

Enrico Faggion, 39 anni, lascia oltre alla fidanzata anche la madre Ombretta e le tre sorelle Alessandra, Sabina e Ivana, raggiungendo in cielo il padre Sergio. Giancarlo Rigon la compagna con cui conviveva a Trissino e una scia di sangue e di domande che difficilmente troveranno risposte.