Autonomia, 8 anni dal referendum. Zaia: “I veneti la vogliono ancora”. Manildo: “Basta ciacole”


Il 22 ottobre 2017, i cittadini veneti furono chiamati alle urne per esprimersi su un quesito consultivo: “Vuoi che alla Regione del Veneto siano attribuite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia?”. Il risultato fu un plebiscito: il 98,1% dei votanti si espresse a favore, con un’affluenza del 57,2%. Un segnale forte, che sembrava aprire la strada a un nuovo corso per il regionalismo italiano. Tuttavia, otto anni dopo, il bilancio è controverso.
La consultazione, promossa dalla giunta regionale guidata da Luca Zaia, si basava sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione italiana, che consente alle Regioni ordinarie di ottenere competenze aggiuntive attraverso intese con lo Stato. E nel giorno dell’anniversario, il presidente uscente della Regione Veneto, ha rilanciato il tema con parole nette: “La priorità in agenda, il primo punto all’ordine del giorno, di chi sarà chiamato a succedere a questa amministrazione nel governo del Veneto, la hanno già deciso i cittadini. Un autorevole sondaggio ci dice che il 75% non rinuncia a chiedere l’autonomia differenziata e il 47% ritiene che il prossimo governatore dovrà continuare a tenere l’acceleratore ben premuto per raggiungere rapidamente l’obbiettivo”.
Zaia ha ribadito la volontà di consegnare al suo successore il “dossier autonomia”, affinché il percorso non si interrompa: “Certo della necessità sentita dalla gente e delle sue aspirazioni consegnerò il dossier autonomia al mio successore perché resti ben aperto e alimentato fino al raggiungimento dell’obbiettivo”. E secondo il governatore, la spinta popolare non si è esaurita: “I dati confermano che nella gente non si è sopita la spinta che il 22 ottobre del 2017 ha portato 2 milioni 329 mila cittadini ai seggi e oltre il 98% di essi chiedere a gran voce per il Veneto quell’autonomia differenziata che è prevista dalla nostra Costituzione repubblicana. Per rispetto di quella giornata, il percorso storico intrapreso, arrivato ad una legge che non è stata messa in discussione né dalla sentenza della Consulta né da quella della Cassazione, non si fermerà”.
Di tono opposto è l’intervento di Giovanni Manildo, candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione, che ha criticato duramente l’operato della Lega: “Il 22 ottobre 2017, esattamente 8 anni fa, si è celebrato il referendum per l’autonomia del Veneto. La consultazione, voluta dalla Regione, è costata ai contribuenti oltre 21 milioni di euro. Per oltre il 50% di questi otto anni la Lega è stata al Governo nazionale”. Manildo ha puntato il dito contro Alberto Stefani, candidato leghista e presidente della commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale: “Negli ultimi tre anni, con il governo Meloni, il candidato Alberto Stefani è stato Presidente della commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. Salvini ormai ha consegnato la Lega al Generale Vannacci e di autonomia non ne parla più. E si appresta a consegnare il Veneto al suo delfino Stefani che, quindi, manterrà la stessa linea centralista dopo aver perso anni a fare solo propaganda”. Una stilettata diretta al giovane candidato alla successione dopo l’era Zaia, prima di concludere con un appello: “Su quali nuove materie il Veneto può definirsi autonomo e quanti soldi in più delle nostre tasse sono rimasti in Regione? La nostra magnifica Costituzione – chiosa Manildo – contiene già i semi del regionalismo: è da lì, senza fratture, che possiamo garantire al Veneto le possibilità e le risorse di cui ha bisogno”.
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