Correttezza e semplificazione: la politica “gentile” di Stefani scuote il centrodestra veneto

Nel cuore della campagna elettorale per le regionali in Veneto, Alberto Stefani, candidato presidente per il centrodestra, sta sorprendendo molti — anche tra le fila della sua stessa coalizione — con un approccio che mescola semplificazione amministrativa ed etica politica. Una “politica gentile” che si propone come alternativa ai toni accesi e alle provocazioni che spesso dominano il dibattito pubblico.
Durante il convegno promosso da CIA Agricoltori Italiani Veneto, Stefani ha annunciato una delle sue prime misure in caso di elezione: l’istituzione di un tavolo anti-burocrazia. “Questa è un’operazione a costo zero, serve solo la volontà politica di farla. E la volontà c’è”, ha dichiarato il 32enne candidato. L’obiettivo è chiaro: coinvolgere direttamente le associazioni di categoria e le imprese per individuare gli ostacoli burocratici e intervenire in modo mirato. “Siano loro a dire dove bisogna intervenire e non i politici, che spesso, pur animati da buone intenzioni, finiscono per sbagliare”, ha aggiunto Stefani, sottolineando la necessità di un approccio pragmatico e partecipativo.
Ma la semplificazione non è l’unico pilastro della sua proposta. Stefani ha condiviso con i candidati consiglieri un vero e proprio codice etico: correttezza, trasparenza, rispetto delle idee altrui e ascolto dei cittadini: “Oggi, in campagna elettorale. Domani, se i Veneti lo vorranno, al governo della Regione” ha dichiarato, ribadendo che questi valori devono guidare l’azione politica in ogni fase. Un’impostazione che ha generato reazioni contrastanti all’interno della coalizione. La “politica gentile” di Stefani — che parla di giovani, sanità e sociale con toni misurati e inclusivi — sta spiazzando molti, soprattutto in un Veneto dove il centrodestra ha storicamente adottato un linguaggio più diretto e polarizzante. L’assenza di provocazioni e l’invito al dialogo sembrano segnare una discontinuità anche rispetto ad altre figure – leggi Vannacci – da cui Stefani pare tenere la distanza. Mentre alcuni osservatori parlano già di una “nuova grammatica politica” che potrebbe ridefinire gli equilibri regionali.
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