Covid-19: Veneto, scuole superiori chiuse fino a fine gennaio. Nuova ordinanza di Zaia

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Zaia nel punto stampa di Marghera di oggi

“Ho firmato una ordinanza per la chiusura delle scuole superiori. Procrastino quindi la didattica a distanza fino a fine gennaio. Tifiamo per la scuola in presenza, ma non pare prudente riaprire le scuole in questo momento. Ci rendiamo conto che è un sacrificio ma va fatto per il bene di tutti”: lo ha annunciato oggi nel consueto punto stampa il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, facendo il punto sull’epidemia da Covid-19.

“La decisione è grave ma è motivata dalla situazione epidemiologica veneta, che si è stabilizzata su cifre alte e non accenna a scendere nonostante le restrizioni” ha spiegato il direttore generale della sanità veneta, Luciano Flor. Lo stop riguarda 107 mila studenti e 18 mila operatori e insegnanti. “I dati epidemiologici ci dicono che quando troviamo un positivo a scuola, una volta su quattro in media ne troviamo un altro fra i suoi contatti stretti e questo dato è più alto fra gli studenti delle scuole superiori, dove si arriva al 28%”. Nel dettaglio questi i dati: 13% di un secondo caso negli asili nido, 16% alle scuole materne, 22% alle primaria, 28% scuola secondaria.

Ieri sera Zaia ha partecipato alla riunione della cabina di regia tra il Governo e le Regioni nella quale si è discusso delle ipotesi sulle misure che saranno introdotte dal Governo dal prossimo 7 gennaio, quando scadrà il cosiddetto “Decreto Natale”.

“I colleghi presidenti delle altre Regioni hanno tutti aderito alla richiesta che siano gli scienziati a darci quale è la cura, quali i provvedimenti necessari”. Oggi in giornata si terrà un nuovo incontro di Governo in vista del nuovo provvedimento nazionale, che potrebbe essere firmato forse in serata. 

“Qualcosa che non torna in Veneto c’è – ammette Zaia – e in vista di questi provvedimenti il mio pensiero va alle attività produttive: spero che qualsiasi provvedimento preveda delle compensazioni. Sui vaccini intanto stiamo spingendo dannatamente e abbiamo già esaurito il 43% delle dosi che sono arrivate. Fra due giorni le avremo già fatte tutte e ci teniamo molto a vaccinare subito, oltre ai sanitari, una delle categorie più a rischio, ossia gli ospiti delle case di riposo”.

Zaia ha anche bacchettato i cittadini in isolamento che non rispettano le regole: “Io rimango positivo, da questa crisi ne usciremo, ma la velocità di uscita è direttamente proporzionale al nostro impegno come cittadini. Abbiamo persone in quarantena che si danno alla macchia, come abbiamo contezza di positivi che non si trovano in casa quando telefoniamo, o di persone in quarantena che forniscono numeri fasulli”. “Abbiamo una percentuale di persone che non risponde al telefono, o ci risponde numero inesistente, siamo nell’ordine di centinaia di casi – ha specificato il direttore generale Flor e e non rispondere al servizio igiene pubblica e non farlo ripetutamente non va bene. I nomi li abbiamo, dovremo adottare qualche provvedimento per intervenire su questi comportamenti”. Zaia ha ricordato che per chi non risponde è prevista una multa. Il presidente del Veneto ha anche ricordato la quantità di contagi fra parenti e conoscenti non conviventi.

La situazione epidemiologica in Veneto vede ancora solo 58 posti letto disponibili nelle terapie intensive della regione. “Da un mese – spiega Flor – siamo in situazione di stabilità nei ricoveri in area non critica: si oscilla sempre fra i 2600 e i 2700. Il 20 novembre eravamo a 2400: i posti letto occupati sono 200 in più in un mese e mezzo, in sostanza ad oggi tanti ne dimettiamo e tanti si ammalano. I numeri in area non critica ci dicono che avremo nuovi ricoveri in rianimazione: finché non calano i ricoveri non calano i pazienti in terapia intensiva. Il 20 novembre avevamo superato i 300 posti letto occupati in terapia intensiva, ora siamo a 378 su un totale di 700 posti letto attivi, gli altri circa 300 sono riservati a malati comunque gravi con altre patologie. E’ evidente che l’andamento dei malati non intensivi genera un numero di malati che vanno in rianimazione. Inoltre dobbiamo tener presente che sui 2700 non intensivi oggi ce ne sono 330 che hanno comunque bisogno di cure sub intensive, con respiratore e monitoraggio, e di questi 170 sono di fatto malati che escono dalla rianimazione o rischiano di entrarci”.

 

Notizia in aggiornamento