Ritorno a scuola il 7 gennaio al 50%: le Regioni procedono in ordine sparso

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A poche ore da quello che doveva essere il D-day per il ritorno in classe in presenza al 50%, il nodo scuola resta un’incognita. Perché, come nei mesi scorsi, anche di fronte a una presa di posizione del ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, per una ripartenza generale il 7 gennaio, le Regioni procedono in ordine sparso.

In Veneto il presidente Luca Zaia, ha firmato un’ordinanza che fa slittare tutto al 31 gennaio, imponendo così il proseguimento della didattica a distanza fino per le superiori. “Tutti gli esperti scientifici a partire dal professor Palù – ha sottolineato Zaia – affermano che aprire le scuole in questo momento non è prudente. Questa decisione comporta sicuramente un sacrificio per i ragazzi, ma dovevamo farlo per il bene della comunità”. Zaia ha precisato quindi di aver dato mandato alle aziende di trasporto di adeguare la programmazione dei trasporti pubblici all’ordinanza, anche se ci tiene a sottolineare: ” non abbiamo nessun problema con i trasporti”.

Anche in Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, “ha immaginato un’ordinanza che sposti dopo il 31 gennaio il rientro in classe dei ragazzi delle secondarie di secondo grado”. Secondo l’assessore regionale all’Istruzione, Alessia Rosolen, comunque, “ci sono ovviamente possibilità di intervenire da qui al 31 gennaio, a seconda di come la curva epidemiologica si modificherà nelle prossime settimane”. Per ora l’ordinanza di Fedriga non è ancora stata firmata, e quindi non è detta l’ultima parola.

In Puglia, Michele Emiliano dovrebbe decidere nelle prossime ore e anche le Marche stanno valutando di far slittare la riapertura in presenza: secondo il vicepresidente Mirco Carloni, le lezioni per gli studenti delle superiori dovrebbero continuare a distanza sia per via della variante inglese, sia perché i giovani tra i 10 e i 19 anni hanno “un tasso di positività più alto e, anche se asintomatici, sono vettori di contagio”.

Decisione già presa invece in Campania, dove gli istituti scolastici riapriranno lunedì 11 gennaio con gli alunni della scuola dell’infanzia e delle prime due classi della scuola primaria, esattamente come prima della chiusura per la pausa natalizia. A partire dal 18 gennaio, sarà valutata la possibilità del ritorno in presenza per l’intera scuola primaria, e dal 25 gennaio per la secondaria di primo e secondo grado.

Intanto l’ISS continua a sostenere che la scuola non è un luogo critico per la diffusione dei contagi. “Tra il 31 agosto e il 27 dicembre – secondo l’Istituto – sono stati rilevati 3.173 focolai di coronavirus in ambito scolastico, pari al 2% del totale di quelli segnalati a livello nazionale. La maggior parte dei casi (40%) è stata segnalata negli adolescenti di età compresa tra 14 e 18 anni, seguiti dai bambini di 6-10 anni (27%)”.

Per il M5S: “Continuare a tergiversare sulla data di riapertura degli istituti scolastici, procrastinando il rientro dei nostri studenti, come stanno facendo molti presidenti di Regione, dopo accordi ben precisi sui tracciamenti e sul TPL assunti a dicembre non è più accettabile. Lo scorso 23 dicembre sono stati presi degli accordi tra il governo e le Regioni, messi nero su bianco, che devono essere rispettati”.

Contrario alla riapertura è però Pierpaolo Bombardieri della Uil: “non esistono ancora le complessive condizioni organizzative per avviare in sicurezza la didattica in presenza. Non vorremmo che ora prevalesse una posizione ideologica” e dunque “sarebbe bene attendere qualche altra settimana”.