La crisi della Lega in Veneto, doppiata da FdI e superata dal Pd. Persi oltre mezzo milione di voti

«Il risultato ottenuto dalla Lega è assolutamente deludente e non ci possiamo omologare a questo trovando semplici giustificazioni». A dirlo, alla luce del magro risultato elettorale della Lega in Veneto, è ai giornali il presidente della Regione, Luca Zaia.

I numeri
Una regione a due facce: un anno fa il plebescito per Zaia, rieletto per la terza volta alla guida del Veneto col 76,79% dei consensi; oggi un magrissimo14,5% di media, meno della metà del 32% raccolto alle elezioni politiche del 2018 (alla Camera):sono andati persi in quattro anni oltre 550 mila voti (erano stati oltre 920 mila nel 2018).
In Veneto ieri con 365.190 voti alla Camera la Lega ha raccolto meno consensi anche del Partito Democratico (409 mila voti), mentre i suoi elettori si sono spostati in massa su Fratelli d’Italia (che ha raccolto ben 821.583 consensi). Lega terzo partito, quindi, ieri nella sua roccaforte in Veneto, doppiata da Fratelli d’Italia.

«Il voto degli elettori — osserva ancora il governatore veneto — va rispettato, perché, come diceva Rousseau nel suo contratto sociale, “il popolo ti delega a rappresentarlo, quando non lo rappresenti più ti toglie la delega”. E’ un momento delicato per la Lega. Ed è bene affrontarlo con serietà, è fondamentale capire fino in fondo quali aspetti hanno portato l’elettore a scegliere diversamente. E’ doveroso che siano ascoltate le posizioni, anche le più critiche, espresse dai nostri militanti. L’obiettivo dovrà essere un chiarimento». Zaia ritorna anche sul tema dell’autonomia: «Per noi resta un caposaldo, sul quale non transigeremo minimamente nei rapporti con il prossimo Governo».

Ad andar giù pesantissimo è l’ex segretario regionale, Gianantonio Da Re:«Questa disfatta ha un nome e cognome: Matteo Salvini. Dal Papeete in poi ha sbagliato tutto: ha nominato nelle segreterie delle persone che hanno solo ed esclusivamente salvaguardato il proprio sedere. Quindi, si dimetta! Passi la mano a Massimiliano Fedriga e fissi in anticipo i congressi per la ricostruzione del partito».
La debácle veneta mette ora in discussione il futuro della coalizione in Regione, dove l’assessore FdI Elena Donazzan, che non ha voluto correre per Roma, potrebbe ambire a un ruolo di primo piano alla guida della regione locomotiva d’Italia alle prossime elezioni regionali, le prime del dopo-Zaia.

Che la Lega debba immediatamente organizzare il congresso e riaprire spazi di confronto, tornando a interpretare il territorio, lo crede anche l’assessore regionale allo sviluppo economico Roberto Marcato, intervista dall’agenzia Dire. Se ciò non avverrà «qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di aver ucciso un sogno. Quando questa mattina ho visto i risultati definitivi mi è venuto male perché che ci fosse una flessione lo sapevamo tutti, ma che in Veneto Fratelli d’Italia ci doppiasse e ci sorpassasse il Partito democratico francamente.». Del resto «Salvini stesso una settimana fa a Verona ha detto che il nostro obiettivo era il primato in Veneto. Ora vedere un risultato del genere non sta né in cielo né in terra».

Il segretario federale Salvini, alle dimissioni però non pensa, progettando probabilmente i futuri incarichi di governo: «Il risultato della Lega non mi soddisfa. Resto segretario, faremo i congressi e ognuno dirà la sua».
Nessuna riflessione sulla crisi del partito anche dai già sicuri eletti vicentini, come Erik Pretto: «Con le elezioni politiche di ieri, il centrodestra finalmente torna ad essere maggioranza nel Paese. Attendiamo con fiducia la formazione del nuovo Governo, dove la Lega avrà un ruolo da protagonista». Silenzo anche dall’ex ministro Erika Stefani e dal segretario provinciale Matteo Celebron.