Mille rose regalate a chi è stato costretto a lavorare il Primo Maggio

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Oltre mille rose sono state regalate ieri alle lavoratrici e ai lavoratori in Veneto nelle province di Venezia, Padova, Vicenza, Treviso, Rovigo e Verona. L’iniziativa – promossa per il secondo anno consecutivo dalla Rete degli Studenti Medi del Veneto, Studenti Per Udu Padova, Fornaci Rosse, Binario1, Udu Venezia, Udu Verona e sostenuta da Filcams Cgil Veneto – ha toccato nel vicentino sia i lavoratori dei super e ipermercati Conad, Dpiù, Eurospin, Interspar, Pam e Prix di Vicenza che del centro commerciale Carrefour di Thiene.

L’iniziativa, dal titolo “Pane e Rose“, ha coinvolto decine di studenti, lavoratori e cittadini che, fin dalle prime ore del Primo Maggio, hanno portato la loro solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori che non hanno potuto festeggiare (o riposarsi) perché costretti al lavoro, in particolare i dipendenti della grande distribuzione e del commercio. Un modo per ribadire che le persone e i loro diritti hanno più valore di ogni esigenza di mercato. Gli organizzatori raccontano che alcuni dipendenti delle catene della grande distribuzione organizzata nelle ore precedenti all’iniziativa avevano ricevuto dalla dirigenza l’esplicita indicazione di non accettare l’omaggio floreale.

“Per il secondo anno consecutivo, – spiega Stefano Poggi, presidente di Fornaci Rosse – abbiamo deciso di promuovere questa iniziativa. Purtroppo ad ogni festività si ripete la stessa situazione: migliaia di persone costrette, a volte senza neanche riconoscimento economico, a stare lontane dalle proprie famiglie per lavorare. E dire che tutti gli studi dimostrano quanto le aperture festive non abbiano portato benefici al commercio”. «Quello che più ci ha colpito – conclude Poggi – non è stata tanto la reazione molto positiva, a volte perfino di commozione, dei lavoratori. A colpirci è stata soprattutto la sorpresa per questo piccolo gesto di solidarietà. Purtroppo siamo troppo abituati a pensarci isolati nei nostri problemi quotidiani. Bisogna ricostruire da zero l’idea che senza solidarietà reciproca non c’è progresso. Il nostro Primo Maggio è stato questo: un tentativo di far sentire meno soli i lavoratori costretti a star lontani dalle loro famiglie e dai loro affetti”.