Zaia smentisce Crisanti sul contagio zero: “attenzione a come si comunica”. 21 casi in Veneto

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Lavoriamo di squadra e come in ogni squadra ci sono dei ruoli: c’è chi gioca in difesa e chi in attacco, siamo un team. Ad ognuno vanno allocate le competenze. Con il professor Crisanti il rapporto è ottimo ma bisogna stare attenti a ciò che comunichiamo, sennò poi leggiamo titoloni fuorvianti nei giornali, basta fare ordine. Che rischiano di diventare controproducenti a livello epidemiologico”. Parole senza musica di Luca Zaia, governatore del Veneto, proferite nel corso del consueto punto stampa del mezzodì dall’Unità di crisi della Protezione Civile a Venezia Marghera. Alla base, insomma, ci sarebbe un fraintendimento nei numeri.

In regione i nuovi casi di positività registrati ieri sono stati in realtà 21, in base ai dati del consueto report diffuso e che tiene conto delle 24 ore precedenti, con 5 vittime in tutto. Nessuna di queste nel Vicentino. I tamponi regolarmente raccolti ieri sono 12.025, poco più dello 0,2%, con totale aggiornato a 560.868 dall’inizio dell’epidemia di Covid-19. La discrasia nei dati proviene in sostanza da differenti criteri temporali utilizzati da Regione Veneto, Protezione Civile e l’Azienda ospedaliera di Padova che funge da punto di riferimento per il Veneto in tema di test sul coronavirus.

Smentito di fatto non solo lo “zero contagi” annunciato ieri sera dal microbiologo, virologo e professore universitario Andrea Crisanti, che dirige il laboratorio ospedaliero di Padova, ma anche frizioni di qualsiasi tipo con uno dei collaboratori scientifici che puntellano la “squadra” citata da Zaia in Regione Veneto. Esclusa qualsiasi polemica, semmai solo qualche imbarazzo all’indomani del “fuori programma”. Non è stata una sparata, ma un’uscita “coerente con i dati che aveva a disposizione – continua Zaia – ma parziali”.

“Il professor Crisanti in buona fede ha espresso i dati che aveva in mano- – ha spiegato nel dettaglio la dottoressa Russo – evidenziandone la discesa, ma si riferivano alla fascia che va dalle 8 alle 17 di ieri. Se noi diamo il messaggio che non esiste più contagio  ha un effetto sulla popolazione che non è corretto, rimane l’obbligo di contenere l’epidemia come fatto finora. Una data di fine contagio non è possibile prevederla, e non bisogna premere in questa direzione. Altrimenti c’è il rischio di ricadere in fa 1, bisogna mantenere alta l’attenzione. Massima allerta, sempre”.

La “quota positivi” a tre mesi esatti dall’individuazione dei primi contagi in Veneto sale a 19.059, come detto 21 in più rispetto al dato aggiornato alle 8 di giovedì 21 maggio. Sono poco oltre tremila le persone ancora in casa in isolamento, 3.254 i dimessi, in via di guarigione. I ricoverati negli ospedali rimangono 541 (25 in meno), di cui 40 nelle terapie intensive (-7), tra questi 12 sono ancora positivi. Ultimi numeri i più grigi: le cinque vittime aggiuntive aggiornano il totale a 1.854, di cui 1.342 spirati nelle corsie. L’indicatore del tasso di contagiosità R (con t) rimane sotto il livello 1, scendendo a 0.41 negli ultimi 14 giorni, dato incoraggiante che viene dal confronto con le altre regioni italiane. Così come il numero dei focolai di contagio residui, in via di spegnimento.

Francesca Russo, direttore della Prevenzione per il Regione Veneto, ha dichiarato: “abbiamo 14 laboratori in Veneto che seguono il processo di analisi dei tamponi con colleghi formati, adeguandoci in base alle esigenze dettate dall’emergenza. Paragonando i dati raccolti alle altre regioni con un numero elevato di casi siamo collocati in maniera soddisfacente”.